Bodeng sar - White Building

Bodeng sar - White Building, Kavich Neang

Bodeng sar - White Building

Regista: Kavich Neang

Cast: Piseth Chhun, Hout Sithorn, Ok Sokha, Chinnaro Soem, Sovann Tho, Jany Min, Sophearat Chan, Sophany Leng, Nareth Seng, Bunthoeun Tith, Chandalin Y.

Provenienza: Cambogia, Francia, Cina, Qatar

Anno 2021

Autore recensione: Roberto Matteucci

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“Non si devono raccontare gli incubi.”

La Cambogia è un paese di circa sedici milioni di abitanti. Ha vissuto momenti veramente dolorosi nonostante la sua modesta interferenza nelle questioni internazionale. Il conflitto in Vietnam ha avuto ripercussioni mortali: una guerra civile e il sanguinario governo dei Khmer rossi. Il 17 aprile del 1975, i Khmer rossi entrarono a Phnom Penh ed evacuarono, in un solo giorno, un milione di persone dalla città alle aree rurali. Le famiglie furono separate, obbligati ai lavori forzati e perseguitati da un terrore al limite della follia. Addirittura, i figli ammazzarono i genitori, aizzati dopo il lavaggio di cervello dai Khmer rossi. Uccidere la madre o il padre, per la tradizione cambogiana, è la più devastante delle infamie umane, fatti narrati da Chhay Sophal un sopravvissuto dei campi di lavoro in Mom & Angkar’s Kid (Phnom Penh, giugno 2012).

Nel 1963, dieci anni dopo l'indipendenza dalla Francia, la Cambogia stava vivendo un periodo pacifico sotto la guida del principe Norodom Sihanouk. La guerra del Vietnam era ancora lontana. La popolazione di Phnom Penh era aumentata notevolmente, triplicata in pochi anni. Sempre 1963, nella capitale fu inaugurato un vastissimo complesso residenziale costruito con la direzione dell'architetto cambogiano Lu Ban Hap e dell'ingegnere russo Vladimir Bodiansky. Era il White Building, una serie di palazzine, con 468 appartamenti, destinate alla nascente classe media. Era in pieno centro, vicinissimo al Bassac Riverfront e a un chilometro dal Palazzo Reale. Era una fervente epoca di progettazione architettonica. Contemporaneamente, ci fu l'edificazione di altri estesi costruzioni abitativei, unitamente a un teatro, sale espositive e parchi. Il nome White Building, era comprensibilmente dovuto dal brillante color bianco.

Nel 1970, ci fu il colpo di stato del generale Lon Nol, probabilmente influenzato dagli Stati Uniti, e l'esilio del principe Sihanouk. Nel 1975, il regime di Lon Nol fu deposto dai Khmer rossi.

Insieme al milione di sfollati, c'erano i duemila cinquecento residenti nel White Building, lasciato totalmente vuoto. Nel 1979, i vietnamiti liberarono Phnom Penh e il White Building fu ripopolato sia dai vecchi residenti sopravvissuti, sia da nuovi occupanti abusivi, aumentando considerevolmente la densità.

Bodeng sar - White Building, Kavich Neang

Nel frattempo, il White Building era irreparabilmente rovinato. Il caratteristico bianco era sparito. Predominava il nero degli incendi e dello smog. Il retro era sommerso da una vegetazione cresciuta a dismisura, da l'immondizia lanciata dalle finestre accumulata accanto alle mura. L'ingresso sulla strada principale non era in condizioni migliori, era immerso nel sudiciume.

L'architettura interna fu ritoccata, parecchie pareti furono abbattute. I balconi chiusi e trasformati in stanze. Furono nnalzati dei pesanti soppalchi. Queste modifiche causarono crepe inquietanti.

Dopo il ritorno, i residenti erano di una fascia economica bassa. Alcuni gestivano un traffico di droga e di prostituzione. Il degrado aveva raggiunto la punta peggiore.

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Da qualche anni, Phnom Penh sta cambiando, sono arrivati capitali coreani, giapponesi e cinesi. Logicamente lo sviluppo di una nazione è imprescindibile dagli investimenti immobiliari e residenziali. Situati in un'area appetibile, il decrepito e nero White Building deve essere demolito. Gli abitanti sono stati sollecitati ad andarsene dietro pagamento. Il 6 giugno 2017, il White Building è abbattuto. Sulle sue macerie la Fenice risorgerà ma in quale fattezze?

Il White Building è considerato iconico per essere stato abitato da artisti molto, forse troppo, Bohémien, i quali socializzarono con gli abitanti negli sterminati e oscuri corridoi.

Bodeng sar - White Building, Kavich Neang

Cosa è accaduto a chi viveva al White Building? Hanno incassato il premio e trovato una casa nelle vicinanze? Ovvero lo hanno speso per salvarsi in una città soffocata dall'indigenza? Ovvero sono tornati nei villaggi?

Acquistare una abitazione a Phnom Penh non è facile. Un alloggio nel centro città è venduto in media a USD 2.464,50 al metro quadro, con un massimo di USD 3.000. Fuori dal centro scende ma è sempre elevato: USD 1.531 fino a USD 2.300 a metro quadro. Stimando il salario medio di un cambogiano in USD 311,11 mensile, solamente i ricchi possono permettersi una casa nuova. (1) 

A questi livelli, i rimborsi concessi non avranno consentito ai residenti di potersi comperare un appartamento nella medesima zona e forse neppure nella lontana periferia. Qual è stato il loro futuro? Potevano avere un'alternativa? Potevano continuare a vivere nella sporcizia?

Il dramma psicologico e finanziario dei residenti delle palazzine bianche, la tradizione karmatica della società cambogiana, l'analisi sulle prospettive del paese, attraverso la metafora del White Building, sono gli argomenti del film Bodeng sar - White Building, del giovane filmmaker Kavich Neang. La pellicola è stato presentata alla 78° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Orizzonti. Il protagonista Piseth Chhun ha vinto il premio Orizzonti per il miglior attore.

Kavich Neang è nato a Phnom Penh nel 1987. Abitava, con la famiglia, al White Building. Nel 2019, ha diretto il cortometraggio Last Night I Saw You Smiling, un documentario sul microcosmo umano del White Building.

Bodeng sar - White Building, Kavich Neang

Samnang, con altri due amici, ama l'hip-hop. Si allenano per partecipare alle competizioni di danza per racimolare qualche soldo. Sono poveri; vivono, insieme centinaia di famiglie, nel White Building. Su quei tetti, i tre ragazzi ballano, parlano, chiacchierano, si divertono, è il loro mondo. Sotto, i genitori sono invece pressati a rispondere in fretta a una impresa edile sulla loro proposta di acquisto. Sono USD 1.400 per metro quadro, per appartamenti interamente devastati dall'incuria, dall'inquinamento, dalla sporcizia, senza infissi, senza luce e senza acqua. Ma non è un importo sufficiente per una abitazione nella stessa zona. I residenti non hanno speranze. È la loro definitiva chance, con le buone o con le cattive dovranno andarsene. Fra essi si apre una polemica accesa, c'è chi vuole vendere e chi vuole rimanere. Come è plausibile campare in quello schifo? L'impianto idrico è rotto e non c'è più acqua. Molti accettano e iniziano i traslochi. Gli amici smettono di ballare, le famiglie se ne vanno. Chi non ha disponibilità per risistemarsi a Phnom Penh devono trasferirsi in campagna, come la famiglia di Samnang.

I temi sono storici e sociali. Da una Cambogia insanguinata, a una Cambogia paese in via di sviluppo con abbondanza di capitali esteri. Il fattore umano è il dramma d'intere generazioni, le quali sono nel passaggio fra chi ha vissuto la miseria, la guerra, le sevizie della vecchia Cambogia ma non vivranno abbastanza a lungo per godere dei prossimi vantaggi economici.

Bodeng sar - White Building, Kavich Neang

La tradizione dei cambogiani sia religiosa, sia culturale, si sta confrontando con la modernità, la quale solitamente annichilisce questi valori a partire dalla vita familiare, dai rapporti fra genitori e figli, quelli fra anziani e giovani.

Gli altri argomenti sono più materiali come Phnom Penh e soprattutto il White Building, una metafora della Cambogia.

Il White Building era diventato un simbolo ma era unicamente il regno della lordura, della misera, della degradazione umana. In mezzo a quelle rovine, le persone hanno creato uno stile di vita e di sogni. Era un sogno collettivo, vivere insieme nel fabbricato magari pulito e rinnovato. È il sogno del regista:

“Every night after the shooting, I would have dreams about this building, all my dreams were about my neighbors and the people in the building living and having a fun time.” (2)

Kavich Neang sogna i vicini, gli amici, le condivisioni gioiose. Parallelamente c'è l'incubo, la demolizione; in un'altra intervista lo conferma:

“Curieusement, il m’arrive parfois de rêver de la destruction du bâtiment.” (3) 

Bodeng sar - White Building, Kavich Neang

Sognando c'è il rischio di confondersi fra il passato, o il suo stato onirico, e il presente della difficile realtà.

“Et là, c’est la confusion entre passé et présent.” (3)

Infatti, il film White Building è lo scontro fra passato e presente. Il pensiero di Kavich Neang è turbato per il futuro della sua nazione e il White Building è il simbolo, la metafora

La Cambogia è tradizionalista, intimamente religiosa, con un intenso rispetto del ruolo degli anziani. Sentimento attuale nel film; lo spiega il regista:

“Anche se vivi in un posto del genere, puoi ancora avere dei sogni. È proprio come per il protagonista che vuole diventare un ballerino famoso. La famiglia sua non l'appoggia . Casa sua sta per essere demolita. È difficile lottare per un sogno simile.” (4) 

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Samnung ha una aspettativa: danzare. Purtroppo non coincide con la sua miserabile esistenza, e i genitori non comprendono i suoi desideri, non rientra nelle loro esperienze e nel loro passato. L'autore:

“Cosa può oggi un giovane imparare dai genitori che hanno vissuto in un periodo storico molto diverso? Non penso sia così semplice per le nuove generazioni imparare dagli errori delle precedenti. Per quanto vedo e quanto capisco, nella società cambogiana c’è sempre un certo divario tra generazioni. Ci è difficile condividere e parlare apertamente, anche in famiglia. E poi non c’è alcun incoraggiamento nella società a discutere apertamente delle nostre esperienze, delle nostre famiglie… anche tra coetanei. Io non so se posso farci nulla, ma col mio film vorrei condividere e esplorare questo silenzio. Spero che qualcuno possa rispecchiarvisi e rifletterci.” (5) 

A volte, il tradizionalismo è un freno per i figli. Per i giovani, è complicato ottenere degli spazi, il dialogo non esiste. Samnung non esprime il suo disappunto. Per questo è a suo agio fra il luridume del White Building, lì può parlare, e qualcuno lo ascolta.

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Il regista non osteggia la tradizione e la pietà filiale, li ritiene giusti. Ma se la deferenza impedisce al giovane di percepire i propri bisogni, la tradizione è un problema:

“Io capisco che le forme tradizionali di rapporti familiari sono importanti ed è sicuramente una cosa buona per la società, ma penso anche che questi possano diventare un problema per qualcuno. Mettere troppa enfasi sul rispetto che si deve ai genitori rischia di annullare la percezione dei propri bisogni … Samnang, ascolta sempre i suoi genitori. A volte non è nemmeno capace di prendere decisioni sul proprio futuro, tanto è assoluto il suo impegno nei confronti della famiglia. Questo rallenta la sua crescita personale, la sua capacità di trovare la sua strada.” (5)

Kavich Neang ha la giusta idea. Non vuole cancellare una cultura, una civiltà, vuole migliorarla, adeguarla. La guerra è terminata, Pol Pot è morto, la Cambogia sta avendo un miglioramento sociale e giustamente l'autore si domanda: 

Io mi chiedo se davvero i legami tradizionali familiari sono sufficienti a proteggerci e guidarci, e come possiamo sviluppare la nostra personalità pur mantenendo rispetto per la famiglia e la tradizione?” (5)

Si può radere al suolo un edificio ma è necessario prestare attenzione, qualcuno può rimanere schiacciato. Il White Building era disgustoso, fatiscente però creava una bambagia affettiva, ma come ci si poteva vivere? Come si poteva conciliare un'urgente demolizione con le esigenze dei residenti?

Bodeng sar - White Building, Kavich Neang

Samnang è diverso, esso domanda, ricerca. Si prende cura dei genitori, del diabete del padre, lo esorta a non seguire metodi tradizionali per combattere l'infezione al piede, deve adeguarsi al progresso, andare da un dottore. Samnung vuole ballare, ma non può. Vorrebbe andarsene, vorrebbe abbandonare i genitori, i quali sono ritornati nel villaggio nativo:

Here, people say, ”When the grown-ups are talking, listen and don’t interrupt.“ But Samnang asks questions. He has a desire for affirmation.” (6)

Phnom Penh è un altro oggetto della pellicola. Una città fondata intorno allo splendido incrocio di due fiumi, il Bassac e il Mekong. Però esige un restauro su larga scala. Infatti, i quartieri centrali sono un cantiere infinito. Per questa ragione, il White Building è stato abbattuto. Le ristrutturazioni non sono a costo zero. Provocano delle perdite, delle sofferenze. I soggetti più deboli saranno annientati. Il regista:

Io non penso che la rigenerazione urbana sia una brutta idea, anzi, ma voglio capire cosa poi succede in pratica, e specificamente come questo processo è avvenuto in Cambogia negli ultimi anni. Mi sembra che le persone che sono state allontanate dal luogo in cui vivevano sono quelle che ci hanno guadagnato di meno mentre i costruttori ci hanno guadagnato di più. A volte i residenti sono stati cacciati da casa loro senza compenso e alcuni sono stati imprigionati per aver protestato per i loro diritti. Questa ingiustizia, che io ho visto, è la ragione per cui ho fatto questo film.” (5)

Bodeng sar - White Building, Kavich Neang

Non si può stare nella sporcizia. Le ristrutturazioni richiedono denaro e successivamente gli investitori vendono a prezzi elevati. I precedenti proprietari non possono permetterselo. Sono loro le vittime. La seconda vittima è un modo di vivere. La calma degli abitanti, la loro capacità di socializzare nei rifiuti svanisce. Per l'autore è l'evoluzione di Phnom Penh:

“The Chinese presence is noticeably growing. But what has changed most, I’d say, is the rhythm of the city. Its inhabitants are more stressed as it becomes harder to go at their usual pace. Even so, their mentality is the same as ever. I consider myself a witness to these changes, which are partially due to globalization. Today, thanks to new technologies, everything is faster.” (6)

Non sarà immediato ma persino Phnom Penh si trasformerà. I cambogiani saranno costretti a cambiare mentalità, a sfidare il tempo, a consumarlo sino a non averne più. È la globalizzazione. Phnom Penh sarà come New York, Londra, Parigi, Milano? Speriamo di no. 

Samnung è in questa fase. È attivo, spiritoso, è un bravo ballerino. Con gli amici si diverte, beve, corteggia delle ragazze in modo stravagante. Con i genitori è umile, timido, educato, preoccupato. Ha delle aspirazioni ma sono frenate dalla sua situazione. Gli amici hanno uguali caratteristiche. Sono anch'essi dei visionari, ma altresì realistici e sottomessi alle decisioni delle famiglie. 

Bodeng sar - White Building, Kavich Neang

Samnung sa bevendo di notte sul tetto con l'amico. Quest'ultimo è triste. È ripreso in primo piano, la luce sullo sfondo è sfuocata, malinconica. Samnung sta parlano del concorso di ballo, sta organizzando gli allenamenti. L'amico non risponde. Poi confessa, immigrerà con la famiglia in Francia. Silenzio, la camera lentamente si muove verso il viso di Samnung. Silenzio. Samnung: “What about the competition?” Il sogno è andato in frantumi come il White Buiding.

I caratteri dei tre ragazzi sono ottimamente delineati in linea con le tematiche e le idee del film. Samnung vede un microfono lasciato in disparte e mestamente ricorda le gare con gli amici. Si vogliono bene, ma, forse, anch'essi stanno mutando assieme a Phnom Penh.

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I genitori sono sballottati fra numerosi avversità. Il padre è il capo dello stabile perciò è strattonato dall'esigenza della proprietà di avere il palazzo subito e le necessità degli abitanti. Il padre è austero, fragile e diffidente nei confronti del potere, non sa come trattarlo.

Affronta l'aggravamento del diabete e dell'infezione al piede in maniera autodistruttiva, fatalista, karmatica. Respinge la terapia con le medicine, usa esclusivamente sostanze naturali di discutibile efficacia. Quando la putrefazione si aggrava, per mancanza di denaro, rifiuta la visita del medico e procede personalmente a tagliarsi le dita. Il risultato sarà tragico.

L'introduzione ambientale è audace. Il White Building e Phnom Penh sono i protagonisti dominanti.

I conflitti sono molti. Samnung con il sogno della danza, con l'ambizione di fuggire da casa, negli sforzi di avere una fidanzata, nell'aiutare i genitori, nell'assistere il padre malato, nell'evitare l'abbattimento del White Building. I conflitti sono evidenziati esattamente nella storia. Le conseguenze sono infelici. L'amico se ne va, il gruppo si rompe, al padre gli è stata amputata la gamba, le ragazze lo snobbano e lo deridono, la sua casa è demolita, i genitori devono tornare in campagna.

I nemici sono la Francia, il diabete, la ditta costruttrice, la povertà; un indeciso ragazzo può fronteggiare questi avversari? Forse se ne andrà dalla sorella? Riuscirà a lasciare i genitori? Riuscirà ad avere una fidanzata?

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Una delle scene più piacevoli è uno strambo abbordaggio a delle ragazze. Su un'unica moto ci sono i tre amici. Sono allegri, scherzano. Notano tre ragazze carine, tutte su una motocicletta. Gli amici le invitano a uscire, le riempono di complimenti, fanno le facce buffe, è più uno scherzo. Le ragazze sono scostanti, gli rispondono male, gli stroncano ogni velleità con una frase cattiva: “Dovresti vedere la moto che hai prima di invitarci a cena.

Il film è composto di tre ripartizioni. La prima è la parte allegra, giovanile, adolescenziale: 

The first part, represents the insouciance of youth, when you remember a special, very happy day, as if in a dream before the brutal wakeup when you have to face reality and be responsible.” (6)

I tre ragazzi sono i dominatori, insieme alla costante presenza del White Building.

La seconda concerne la conclusione del White Building, le trattative, i dubbi, la sconfitta e la fuga. Per il regista è l'aspetto religiosa e karmatico: 

“ … is closer to something invisible, a feeling of pressure that may be spiritual, religious or cultural. For me, it speaks to anxiety and the gulf between generations. è più vicina a qualcosa di invisibile, una sensazione di pressione che può essere spirituale, religiosa o culturale. Per me, parla di ansia e di abisso tra generazioni.” (6)

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Nella terza parte, Samnung e la famiglia sono al villaggio. Un posto bellissimo, naturalistico, lussureggiante ma sono stati sconfitti. Il padre ha subito una mutilazione, la gamba gli è stata troncata dal ginocchio. Ma non è finita. Sta per arrivare il monsone e Samnung ha nuovamente il dubbio se ritornerà a Phnom Penh:

Monsoon, is more bittersweet. A lot of people who were thrown out of the city cannot afford to move back, so they settle in their ancestral villages. In the film, it’s a peaceful place, close to nature, … . Just like the rainy season, which refreshes and revitalizes while bringing a hint of melancholy, Samnang is conflicted at the end. We don’t know which destiny he will choose: following his family or striking out on his own.” (6)

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L'ultima parte è breve, sembra incompiuta.

Le tre sezioni uniscono specifici eventi della storia. Forma una struttura basata su dei racconti intrecciati. La sintonia, la tensione, il gioco metaforico, la simbologia creano coerenza con i personaggi e la visione del regista. Kavich Neang le valorizza usando tre tipologie di colore:

The colors follow the development of the story: saturated, vibrant and upbeat at the beginning; the second part is slightly toned down, sharper when reality is more intrusive; and the third has softer, slightly faded, more vintage colors. I colori seguono lo sviluppo della storia: saturi, vibranti e ottimista all'inizio; la seconda parte è leggermente attenuata, più nitida quando la realtà è più invadente; e il terzo ha colori più tenui, leggermente sbiaditi, più vintage.” (6)

Le tipizzazione dei colori è differenziate dall'indole intrinseca del segmento.

Bodeng sar - White Building, Kavich Neang

Le scene più emotive sono gli incontri sul tetto. È il luogo dei sogni. Di notte i ragazzi si siedono per discutere delle loro vite. Tutto cessa e sui i tetti rimane solo il sudiciume. 

Le conversazioni con il padre avvengono nell'oscurità con una luce soffusa. Samnung è distaccato, non riesce ad aprirsi e il padre è inerte di fronte alle necessità del figlio. Non le capisce? Non le vuole capire? Ovvero è il suo karma? Il padre ha ubbidito a suo padre e così dovrebbe Samnung. Ma non gli lo dice, il figlio dovrebbe capirlo da solo. La scena allegorica della loro relazione avviene ovviamente nel White Building. Nel lungo, buio corridoio, non c'è nessuno, era stracolmo qualche settimana prima, tutti se ne erano andati. Samnang cammina osserva, pensa. Vede il padre vestito elegantemente. Si scrutano e il padre se ne va. Nell'ultima sequenza il palazzo è distrutto, un rumore cupo annuncia il suo epilogo.

Bodeng sar - White Building, Kavich Neang

La camera si muove con lentezza, con stile ordinato e semplice. Il montaggio è con inquadrature filmate in Last Night I Saw You Smiling. Le sequenze più pulite e rigorose sono quelle della descrizione particolareggiata del White Building. Nei camminamenti, nei passaggi, nelle scali, nelle stanze si viaggia con le biciclette, si mangia per terra, i bambini giocano, le donne lavorano. Quanta nostalgia.

L'attore Piseth Chhun ha vinto, con merito, il premio migliore attore nella sezione Orizzonti.

  1. https://www.numbeo.com/cost-of-living/in/Phnom-Penh

  2. https://asianmoviepulse.com/2019/02/interview-with-kavich-neang-every-night-after-the-shooting-i-would-have-dreams-about-this-building-all-my-dreams-were-about-my-neighbors-and-the-people-in-the-building/

  3. https://www.artymag.com/interview-kavich-neang/

  4. https://www.youtube.com/watch?v=iJJHacoBiy4

  5. https://daily2021.venezianews.it/interviste/kavich-neang/

  6. Presskit, https://filmsdulosange.com/en/film/white-building-3/

Sitografia su White Building:

Roberto Matteucci

https://www.facebook.com/roberto.matteucci.7

http://linkedin.com/in/roberto-matteucci-250a1560

“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

https://www.popcinema.org
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