La giostra degli scambi di Andrea Camilleri
La giostra degli scambi di Andrea Camilleri
Sellerio, Palermo
2015
Autore recensione: Roberto Matteucci
“Pirchì il mangiari, come la minchia, non voli pinseri.” (Pag. 27)
A differenza di noi comuni mortali, i sogni di Montalbano non hanno bisogno di uno psicanalista, la loro interpretazione arriva puntuale alla fine. Sono invece prove letterarie di grande profondità, è il momento del Montalbano umano quando si scopre senza possibilità di difesa.
Andrea Camilleri in La giostra degli scambi (Sellerio, Palermo, 2015) a disturbare il sonno del commissario c’è una mosca insopportabile. Colpita a morte dall’imbufalito poliziotto, scopre che erano due. Avrà fatto giustizia colpendo il responsabile maledetto insetto fastidioso, oppure la sentenza di morte eseguita sarà da annoverare nell’ennesimo caso di errore giudiziario?
La storia moltiplica i sequestri, propone sempre più donne, esagera il senso di
gelosia e la conseguente folle vendetta. In realtà il libro è pervaso più del solito della presenza di Montalbano. Si innalza di fronte al problema giudiziario riconoscendo l’errore, ma esso può, perché: “L’omo forti sapi arraccanosciri la propia sconfitta.” (Pag. 11)
La bravura di Camilleri è anche nel collegare l’inizio alla sua conclusione, e di farsi dominare dalla forte personalità del commissario.
Riconosce l’errore, non sa se ha colpito la mosca irritante o quella quieta ma può ammettere la sconfitta.
Montalbano invecchia, pure Livia comincia a mostrare quell’esecrato color bianco nei capelli, ma l’età non piega i virili desideri del commissario.
Come nelle altre storie Camilleri non lesina ironia, cibo e manie.
Di nuovo Montalbano si perde all’interno di un ospedale: “Mi servi a non farimi perdiri dintra allo spitali.” (Pag. 130)
E poi c’è il cibo, il mare, la Sicilia e l’ironia dell’autore è micidiale:
“Scusa, pirchì doppo avirlo storduto non chiamasti al commissarito?”
“Pirchì prima dovivo dari adenzia alla pasta ‘ncasciata”” (Pag. 19) e Montalbano accondiscende con Adelina, la pasta ha la precedenza sull’arresto di un ladro.