Befikre Regista: Aditya Chopra

Befikre

Regista: Aditya Chopra

Provenienza:India

Anno:2016

Autore Recensione: Roberto Matteucci

“We can celebrate our breakup.”

C’è tutta la bellezza del cinema indiano nel film Befikre del regista Aditya Chopra, presentato in prima mondiale al 13° Dubai International Film Festival.

Musica, colore, vivacità, fantasia, danza e sullo sfondo una storia d’amore, una passione travolgente, sopra tutte le righe, e senza nessuna vergogna di mostrare le debolezze e le pene di innamorarsi, perché l’amore è bello e bisogna mostrarlo senza pudore.

L’inizio è effervescente ed emozionante, un piccolo prologo senza nessun collegamento diretto con la storia ma ricco di significato per l’esaltazione del tema.

Tante coppie si baciano. Sono di tutti i tipi, i generi, le professioni, in qualunque luogo: si baciano due persone dall’interno di due auto distinte, si baciano due clown, si baciano due poliziotti, si baciano alla fermata dell’autobus, si baciano due vecchi, si baciano due giovani, e di tutte le razze, età, dimensioni possibili.

E si baciano due bambini con il palloncino.

Il tutto accompagnato da una musica gioiosa, felice, allegra.

Poi tutto improvvisamente s’interrompe. Un televisore si schianta sul marciapiede. Una ragazza l’ha lanciato dalla finestra e sta litigando con il ragazzo. La camera entra in casa. Una coppia sta litigando ferocemente. Sono Shyra, una bellissima ragazza indiana, e Dharam, un ragazzo, anch’esso indiano, in mutande, e stanno affrontando un furioso litigio.

Nonostante l’origine della coppia siamo a Parigi, in Francia.

I due ragazzi si sono trasferiti a Parigi da qualche tempo.

Che cosa è successo? Inizia il flash back di come hanno iniziato la relazione.

Shyra è una guida turistica, i genitori risiedono da anni a Parigi e hanno un ristorante.

Dharam è arrivato da poco nella capitale francese, ha tanti buoni propositi, il principale è trovare tante e tante belle ragazze per dilettarsi. Lavora come attore comico in un piccolo teatro.

Dhram è molto spassoso sia quando si esibisce sul palcoscenico, sia nella vita, sempre pieno di esuberanza, espansività, vitalità.

I due ragazzi casualmente s’incontrano. Per Shyra è soltanto un’avventura di una notte mentre Dharam inizia un corteggiamento spinto, prima respinto, poi accettato fino ad arrivare alla convivenza.

La chiave per conquistarla è stata accettare sfide assurde. La prima è molto divertente e – nei tempi attuali molto rischiosa – schiaffeggiare un poliziotto e fuggire.

Ovviamente i due si mettono insieme, litigano e si lasciano.

Si ritorna alla scena dell’alterco.

Però qualcosa non torna. Troppa musica intorno ai due giovani, si sono incontrati in una movimentata festa, dove tutti ballavano pieni di vita specialmente loro due si erano lanciati in una danza sensuale ed erotica. I due ragazzi si amano, le traversie e le differenze dei due caratteri li hanno portati a separarsi, ma è sufficiente a essere totalmente diversi per non amarsi?

I due fidanzati vogliono apparire liberi e indipendenti sebbene abbiano un legame. Vogliono sminuire il loro amore, perché è più snob mostrarsi moderni e frivoli. Perciò niente linguaggio tenero, niente I love you, niente diminutivi o vezzeggiativi.

Inoltre vogliono momenti separati, Dharam lavora di notte e Shyra si sveglia presto.

Quest’atteggiamento finto menefreghista li trasforma, dall’amore si passa in un’amicizia inverosimile.

Cominciano a uscire con altre persone, a comportarsi come amici, raccontandosi le avventure.

Se Dharam esce con una ragazza appariscente e facile, Shyra ha un appuntamento con un affascinante banchiere. Ricco, bel lavoro, gentile, educato, rispettoso e soprattutto è una persona brillante, sa spassarsela come un ragazzo.

Le due nuove coppie si chiederanno di sposarsi contemporaneamente, e il regista monta alternativamente le diversità fra le varie persone. Il banchiere è romantico e affitta la Tour Eiffel, mentre la ragazza di Dharam è impegnata nello stesso momento in una sensuale danza intorno a un palo.

Poi la storia raggiunge il suo naturale percorso. La morale è ascoltare sempre l’amore, non fingere di non sentirlo, di nascondersi.

L’amore è come un ballo bisogna rilassarsi, e senza pensieri lasciare muovere il corpo nel modo più libero e leggero possibile.

È la danza della passione finale fra Dharam e Shyra, è più a un coito, ma chiunque può comprende il vero senso dell’amore osservando i sinuosi movimenti della coppia.

Befikre è una Bollywood esportata a Parigi. È una dimostrazione, il genere può reggere perfino fuori dell’ambiente indiano.

Il linguaggio è lo stesso. La camera gira velocemente, non può essere altrimenti per seguire gli attori scatenati disinvoltamente nei loro balli. Gli attori Ranveer Singh e Vaani Kapoor sono bravissimi. Non s’imbarazzano a danzare come indemoniati, esagerano i gesti, le mosse, tutto è deliziosamente ampliato. E contagioso, perché intorno a essi, tutti sono impegnati nelle loro danze. Perfino la rissa finale è un balletto per lo sperpero di gesti eleganti.

Il regista non perde di vista la fotografia, i colori brillanti e splendenti. È bravo nel mostrare che Parigi o Mumbai nulla cambia quando ci si ama.

La musica è affascinante, principale protagonista della pellicola, rende il film delizioso e allegro.

Oltre i due ragazzi, con le loro sfide assurde, c’è poi l’ironia di altri personaggi.

I genitori di Shyra sono caustici e rappresentano da una parte la tradizione indiana, dall’altra la furbizia di adeguarsi alla nuova patria. Il marito si sorprende di fronte la modernità della moglie: “You are in facebook?”, e poi suggeriscono alla figlia di essere anch’essa astuta: “Take advantage to be french.”

“Too lazy for work, two slaps for one euro” è stata la sfida lanciata da Dharam, e anche lo spettatore ha due mondi diversi per un solo biglietto.

Roberto Matteucci

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“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

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