First Reformed Regista: Paul Schrader

805e1d_d44f17ecbef840f0bebcf89aa3c0589d~mv2.jpg

First Reformed

Regista: Paul Schrader

Cast: Ethan Hawke, Amanda Seyfried, Michael Gaston, Van Hansis, Victoria Hill, Philip Ettinger, Kristin Villanueva, Ronald Peet, Elanna White, Krystina Alabado, Joseph Anthony Jerez

Anno: 2017

Provenienza: USA

Autore Recensione: Roberto Matteucci


“Se solo riuscissi a pregare.”

Paul Schrader è un autore potente, ambizioso, conosce la realtà. Inoltre ha l'abilità di conciliarla con una buona dose di fantasia per consentire alla verità e all'immaginazione di incrociarsi e di fondersi. La creatività contribuisce a mitigare o ad accentuare le difficoltà dell'esistenza.

Lo stesso stile ha seguito nel film First Reformed presentato alla 74° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

I temi della storia sono altisonanti, sono ricerche per le soluzioni dell'universo intero.

Forse esagera ma il tono del regista è incontrovertibile e dogmatico:

“Non credo che l’umanità sopravviverà a questo secolo. Ormai abbiamo esaurito le risorse del pianeta e la mia generazione ad esempio non si è assolutamente impegnata per lasciare terreno fertile a quella successiva. Il problema di oggi è l’umanità“. (1)

Se abbiamo i giorni contati, se non abbiamo speranze, se il mondo non raggiungerà la fine del secolo su cosa possiamo contare? Forse sulla fede? Sulla nostra anima religiosa?

805e1d_94d061d8a8c9490e86d1c5cbf99f9366~mv2.jpg

Il giorno del giudizio arriverà, è certo, non sappiamo quando, ma ci hanno insegnato a non essere tristi perché in quel momento raggiungeremo l'eternità del paradiso.

Nei dati biografici di Schrader leggiamo di una sua educazione rigorosamente calvinista da parte dei genitori. (2) Il calvinismo dovrebbe mitigare il suo pessimismo, ma non lo percepiamo nella pellicola.

L'alter ego dell'autore è il reverendo Toller, il quale gestisce una bellissima chiesa bianca della First Reformed Church. Il film inizia in un tramonto con una carrellata in avanti sulla chiesa.

Dalla voce fuori campo sappiamo che il reverendo sta scrivendo qualcosa.

Tutto è bianco, lindo, immacolato ma è solo facciata. La chiesa non ha fedeli, solo una decina. Arrivano unicamente dei turisti per visitarla perché all'interno furono nascosti degli schiavi in fuga.

Oltre la chiesa ad avere una tristezza profonda c'è anche Toller. Ha un dolore dentro, ha subito la morte di un figlio: “nessun matrimonio può resistere alla morte di un figlio.”

Alla depressione per la perdita si deve aggiungere una grave malattia che gli causa forti dolori. Si dovrebbe curare ma il reverendo rifiuta.

Le sfighe aumentano quando entra in contatto con una coppia, altrettanto depressa e fuori di testa. Sono una coppia di terroristi ambientali. Hanno la convinzione che la terra ha poco tempo di vita a causa dell'inquinamento. Sono presi dall'ira, ogni emozione di vivere è sparita. La manifestazione della loro opinione è violenta e vendicativa perfino contro il figlio di cui è incinta la donna. Vogliono abortire, perché accecati dalla superbia, si credono Dio, al punto di decidere per il figlio: non deve conoscere tanta bruttura perciò preferiscono ucciderlo.

Peggio di essi sta solo il reverendo anziché confortarli e spiegargli il valore della vita si presenta ancora più spento. Quando l'uomo gli parla del suo pessimismo il prete non ascolta. Uno zoom sulla faccia del sacerdote per osservare la sua angoscia.

L'autore unisce religione e ambientalismo facendo intrecciare le due questioni per poi unificarle nella persona di Toller. Le immagini sono decise, precise, le inquadrature ricercate per definire i vari caratteri.

Il campo totale è usato spesso, ad esempio nell'inquietante dialogo fra il prete e l'uomo, l'inquadratura ha sempre una prospettiva, una via di fuga delineando la scena.

Poi c'è la fotografia. La solitudine, il dolore del reverendo si intravvedono con il chiaroscuro. Il chiaroscuro esalta l'infelicità mentre mangia al tavolo con una esatta e ossessiva posizione di tutti gli oggetti.

Stessa scena quando vomita sul cesso ripreso da un chiaroscuro su campo totale.

Il colore è utilizzato per raccontare la malvagità, come segno di una fine vicina: sia per la malattia di Toller, sia per l'inquinamento mondiale. Una macchia di rosso sporca la neve nel parco; il rosso è il sangue di Michael dopo la sua morte.

Una macchia di color rosso appare ancora quando fa le analisi del sangue.

La magnificazione arriva con l'infausto finale. La depressione di Toller lo spinge a una distruzione di massa come se tutti fossero colpevoli dell'inquinamento mentre crede di essere l'unico guerriero capace di affrontare il nemico, per il bene del mondo. Come la coppia di terroristi, anche Toller si crede Dio, pure lui è un giustiziere che deve punire i peccatori colpevoli di voler annientare il mondo.

La relazione di Toller con la donna è sventurata e fatale, l'amplesso è doloroso come la loro vita. È il momento fantasioso del regista: primo piano sui due volti schiacciati. I capelli di lei crescono e nascondono il contatto fisico, la camera si alza e intorno solo luci. La coppia durante l'amplesso lievita dal pavimento e volano. Una immagine di finzione ma sempre triste e sconfortante.

Ma l'illusione è repressa dalle immagini successive: fumo delle ciminiere, posti pieni di rifiuti, incendi. Una carrellata sulle vie della città di notte con i mille e più problemi come se fossimo in Taxi Driver.

805e1d_889902a878c441328d3ae5ba74d489c9~mv2.jpg

La distruzione finale avviene con un mondo destinato a esplodere per la mondezza.

Toller indossa un cilicio di filo spinato, il whisky è gettato a terra e lui beve del detergente.

Tutto è finito.

La terra è cancellata dall'inquinamento, la religione dagli uomini.

Ma siamo sicuri che i difensori di questa terra siano migliori dei nemici? O sono dei peggiori talebani?

La voce fuori campo è predominante, è la schizofrenia del reverendo, la quale narra due persone diverse. La musica extradiegetica è inquietante come quando il prete consulta i siti internet sul clima e apprende la minaccia finale.

Gli slogan abbondano nel film perché il livello culturale è basso, il soggetto e i dialoghi sono fermi alle banalità senza costruire una discriminante mentale e intellettuale. La pellicola campa di bassezze, di mediocrità, frasi fatte: “stop ai combustibili fossili” ovvero “chi si opporrà ai poteri forti?” sopperite dalla abilità artistica del regista.

(1) http://www.sentieriselvaggi.it/venezia74-first-reformed-incontro-con-paul-schrader-ethan-hawke-e-amanda-seyfried/

(2) https://www.imdb.com/name/nm0001707/bio?ref_=nm_ov_bio_sm

Roberto Matteucci

https://www.facebook.com/roberto.matteucci.7

http://linkedin.com/in/roberto-matteucci-250a1560

“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

https://www.popcinema.org
Previous
Previous

Demonios tus ojos - Sister of Mine Regista: Pedro Aguilera

Next
Next

Marvin ou la belle éducation Regista: Anne Fontaine