Marvin ou la belle éducation Regista: Anne Fontaine

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Marvin ou la belle éducation

Regista: Anne Fontaine

Cast: Finnegan Oldfield, Isabelle Huppert, Grégory Gadebois

Anno: 2017

Provenienza: Francia

Autore Recensione: Roberto Matteucci

“È un classico.”

Considerando i tanti retroscena più viscidi portati a galla dal caso del produttore Harvey Weinstein, quali sono i limiti che portano dei giovani aspiranti attori o attrici e dei potenti uomini di cinema a incrociarsi anche in maniera violenta?

Potrebbe rispondere Marvin, un giovane francese pronto ad affrontare un mondo spavaldo. Marvin è il protagonista del film Marvin ou la belle éducation della regista Anne Fontaine presentato alla 74° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Il film non ha novità, procede con un linguaggio e strutture classiche, o meglio antiche, senza manifestare nessuna voce più forte o diversa. La regista ha un mondo davanti, una bella storia, un soggetto interessante ma sceglie la tendenza modaiola, privilegiando la facilità e nascondendo .

Vosgi è un paese in una zona montuosa all'interno della Francia, vicino al confine con la Germania. Marvin è un ragazzino con i capelli rossi. È timido, si nasconde, è la preferita preda dei bulli della scuola. Inoltre è gay, si ferma lungo tempo a osservare i ragazzi in costume in piscina.

Se a scuola è cacciato dai bulli non è migliore la situazione in famiglia. In realtà in casa è amato ma la sua famiglia è un disastro. Poveri, abitano in una casa disordinata e sporca. Il padre è un rozzo maschilista, urla anzi biascica parole orribili in mutande mentre la madre è fuori di testa.

Non è un ambiente simpatico per un ragazzino omosessuale con sogni differenti da quelli degli altri ragazzi, sbruffoni e arroganti.

Casualmente entra in contatto con il teatro e si trasforma nel suo sogno.

Perciò parte per Parigi, la grande capitale, il centro culturale non solo della Francia.

Marvin, un adolescente, arriva a Parigi alla ricerca di un lavoro in un ambiente, fortemente competitivo, senza dei soldi. Ma è astuto per individuare immediatamente l'unica soluzione per essere famoso: sfruttare la sensibilità di un uomo potente, vale a dire abbordare un accondiscendente ricco anziano per poi scaricarlo raggiunto lo scopo. Fra gli amici dell'uomo c'è perfino Isabelle Hupper, interpretata da se stessa, la quale maternamente lo aiuta.

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Il successo è raggiunto portando a teatro una opera sul rapporto con il padre.

Il film si mantiene vivo sui tanti flash back di Marvin con la sua famiglia.

È la parte vitale, dinamica, perché la figura del padre è la più intensa ed emozionante.

Purtroppo l'autrice preferisce concentrarsi sull'antipatico Marvin, rappresentando il padre come un ammennicolo. In realtà è la figura più repressa e sfruttata. È la persona realmente maltrattata, non dai bulli, ma è umiliato, schifato da tutti, compreso il figlio Marvin. È il genitore la vittima delle distorsioni sociali, dello sfruttamento, delle condizioni politiche della repressione. È lo sfruttato lavoratore marxista.

Nella casa di Marvin la tv è sempre accesa, la madre parla a se stessa mentre il padre sta zitto. Il suo sfogo è rompere una sedie con le mani.

L'autrice mostra questo ambiente, dove è cresciuto Marvin, in contrasto con il bel mondo della cultura parigina, ambienti borghesi inutili e noiosi, frequentati da Marvin con a scopo speculativo.

La pellicola oltre i flash back è ricco di visuali in diagonale, raccordi con le voci fuori campo e soprattutto di tanti sguardi incrociati fra il piccolo e grande Marvin.

Roberto Matteucci

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“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

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