La soledad Regista: Jorge Thielen Armand
La soledad
Anno: 2016
Regista: Jorge Thielen Armand
Provenienza: Venezuela
Autore: Roberto Matteucci
73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia
“Fai del male, ma fallo bene.”
L’anno scorso il Leone d’oro fu vinto dal film venezuelano Desde allá del regista Lorenzo Vigas.
La trama, basata su un rapporto difficile, aveva come sfondo il Venezuela e soprattutto la tormentata condizione di Caracas.
Rispetto quanto scritto un anno fa, sulla ragione della crisi e sulle conseguenze per la popolazione, molto cose sono cambiate, ma in peggio.
Ecco alcuni titoli sul paese sudamericano di questi ultimi due giorni:
“La PDVSA prossima al default non è solo una compagnia petrolifera. Essa rappresenta un’ancora di salvezza nell’imponente crisi del Venezuela, dato che le spedizioni di petrolio costituiscono il 95% degli introiti da esportazioni.”
https://www.forexinfo.it/Venezuela-default-PDVSA-crisi-petrolifera-cosa-accadra
“San Juan de Los Morros, stato di Guárico, dove è stata confermata la notizia della morte dei reclusi a causa della tubercolosi e della mancanza di assistenza medico sanitaria, oltre alle carenze alimentari dei prigionieri.”
“La crisi in Venezuela continua a preoccupare sia dentro che fuori dal Paese per una sospetta epidemia di difterite, malattia infettiva acuta provocata da un batterio che rilascia una tossina capace di danneggiare, e persino distruggere, organi e tessuti.
…
nel Paese, sia nelle farmacie che negli ospedali, manca di tutto, dai disinfettanti ai farmaci chemioterapici, una paralisi che colpisce 30 milioni di venezuelani, ai quali di fatto oggi sono negate le cure mediche di base.”
“… mortalità infantile, ovvero dei decessi dei bambini entro il primo anno di vita. Nei primi 5 mesi dell’anno, vi sono stati 4.074 casi, in aumento tendenziale del 18,5% e del 50% rispetto al 2012, prima che arrivasse al potere il presidente Nicolas Maduro, successore di Hugo Chavez dalla primavera del 2013. L’attuate tasso di mortalità infantile risulta nel paese andino del 18,6%, nettamente superiore al 15,4% registrato dall’Unicef in Siria, che pure è un angolo del pianeta dilaniato da una guerra sanguinosissima e praticamente distrutto da bombardamenti stranieri, oltre che per mano dei militari e dei ribelli interni.”
Fino alla conclusione di delegittimare il parlamento solo perché in mano all’opposizione:
“Per la prima volta nella storia del paese, a varare la finanziaria del 2017 non sarà l’Assemblea nazionale, ma il Tribunal Supremo de Justicia … L’alta corte lo ha deciso martedì scorso, ribadendo che ogni atto del Parlamento unicamerale è da considerarsi privo di valore legale.”
http://ilmanifesto.info/venezuela-la-finanziaria-votata-dalle-piazze/
Si comprende come la situazione sia molto peggiorata dal film La soledad del regista Jorge Thielen Armand presentato alla 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. L’autore ci racconta una storia autobiografica, recitata dai personaggi reali:
Il regista racconta lo spunto della storia:
“La Soledad is the namesake of my great-grandparents home and is about my childhood memories. The protagonist, José, is my childhood friend and grandson of my family's lifelong maid, so he grew up in the house and still lives there.” [i]
Il film inizia proprio con un ricordo, un filmetto in super 8 di tanti anni prima, quando il regista era un ragazzo. Una bellissima casa, un grande giardino. Una famiglia ricca, bianca, possiede e vive nella casa, quando il benessere prevaleva nel Venezuela. È il primo richiamo. Rosina è stata la cameriera della famiglia da sempre. Per riconoscenza, quando la famiglia dell’autore si trasferisce all’estero, decidono di lasciarla vivere nella grande magione. Ma la differenza è evidente: Rosina è povera e non può prendersi cura della casa, la quale perciò si trova in grande stato di decadenza e rovina. La proprietaria decide di ristrutturare la villa e di metterla in vendita, perciò Rosina e famiglia dovranno cercarsi un altro alloggio.
L’anziana domestica è malata, si prende cura di lei il nipote José, la moglie Marley e la figlia piccola Adrializ.
Josè fa lavori saltuari e Marley presta servizio da una famiglia ricca.
Di nuovo il regista:
“... when I learned the house was going to be demolished I decided to return to Caracas. My father brought me to the house, and I saw José for the first time in 11 years. I proposed we make a film together and he agreed.” [ii]
José, senza lavoro, si trova di fronte a un grave problema.
La nonna è malata e non si può curare perché le medicine non si trovano. Nell’ospedale non possono fare nulla, il dottore gli consiglia di portarla in un centro privato perché loro non hanno farmaci.
Si aggiunge il problema di essere senza casa e la volontà della moglie di andarsene a lavorare all’estero.
Per Josè esiste una sola possibilità. La casa “la soledad” ha una propria vita, un proprio segreto, un proprio mistero. L’autore raggiunge un pensiero antropomorfo, individua la soledad, come un essere animato. Josè disperato chiede alla nonna se ci sono dei fantasmi nella casa. Di fronte alla sua risposta Josè si mette a cercare un presunto tesoro nella casa, il quale dovrebbe essere protetto da spettri, da fantasmi. Esso li intravede, a volte sono vicini e lo osservano.
In realtà la casa possiede uno spettro, un mistero, quello dei ricordi dell’infanzia. Di nuovo Jorge Thielen Armand:
“The question of why my family ceased the ritual of gathering weekly and on holidays interested me. The answer can be simplistic; it is common that families are broken up with different nuclei after the senior figure dies …” [iii]
Jorge – il compagno d’infanzia, il regista - cerca di salvare la casa, non per aiutare l’amico, ma per aiutare se stesso a salvare la memoria della sua grande e felice famiglia.
Chi poteva ha lasciato il paese, chi è rimasto vive in condizioni pessime.
La casa – La soledad - è la metafora del Venezuela, da ricco paese accogliente è diventato un luogo invivibile. Sta perdendo tutti i pezzi, trovandosi senza possibilità di guarire nel medio termine.
I supermercati sono vuoi: “ho trovato un po’ di latte” è già un miracolo, le dispense del cibo delle case sono custodite con grandi e robusti catenacci.
C’è chi sta peggio. Nelle favelas è facile trovarsi inguaiati in storie di malavita, con omicidi quotidiani, e loschi traffici.
Riuscirà José a trovare il tesoro nella decrepita casa, dopo il grande splendore e fascino dei tempi passati? E riuscirà il Venezuela – il quinto produttore di petrolio al mondo – a risollevarsi dall’incomprensibile crisi?
Il regista non risponde, non lo sa, non lo vuole sapere. Tutto sommato esso vive lontano in Canada, mentre José è rimasto nella decrepita casa e morente città.
L’autore riesce a immortalare il pensiero grazie alla sua grande villa, curando la fotografia, la posizione della camera. I personaggi si muovono dietro le sue richieste, compresi i fantasmi neri. Unendo i due filoni - quello personale e quello nazionale – compie un ottimo lavoro di ricerca, di studio, evitando soprattutto i problemi politici ma senza dimenticare la vita dei neri nel paese e nella soledad.