The King Regista: David Michôd
The King
Regista: David Michôd
Cast: Robert Pattinson, Timothée Chalamet, Tara Fitzgerald, Ben Mendelsohn, Joel Edgerton, Lily-Rose Depp, Thomasin McKenzie, Sean Harris, Dean-Charles Chapman, Tom Glynn-Carney, Andrew Havill, Ivan Kaye, Thibault de Montalembert.
Provenienza: UK, Ungheria, Australia
Anno 2019
Autore recensione: Roberto Matteucci
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“Ehi stai sprecando del buon vino.”
William Shakespeare scrisse dei drammi sui re inglesi Enrico IV ed Enrico V, padre e figlio. Essi regnarono dal 1399 al 1422. Furono tempi movimentati. Shakespeare, fra i due sovrani creo un collegamento, una figura storicamente inesistente. È Sir John Falstaff, il quale emerge nell’opera perché è amicale, rozzo, ubriacone, di facili costumi, abituato alle bettole ma è altresì un coraggioso guerriero. Il risultato è un personaggio dominante perché ha sia le passioni degli uomini di strada, sia l'animo nobile, sia un atteggiamento buffo e divertente. Così nel dramma Enrico IV, il principe Hal lo deride per la sua predilezione per il vino: “Hai le idee così confuse, a furia di bere vecchio vin di Spagna e sbottonarti dopo cena e addormentarti sui panconi il pomeriggio, che hai dimenticato di chiedere quel che vuoi veramente sapere. Che diavolo hai a che fare tu con l'ora del giorno? A meno che le ore non siano coppe di vin di Spagna, e i minuti dei capponi, e gli orologi lingue di ruffiani, e i quadranti insegne di postriboli, e il fulgido sole in persona una bella ragazza in calore vestita d'un taffetà rosso fiammante, io davvero non vedo nessuna ragione perché tu debba fare delle domande inutili, come questa per sapere quale ora del giorno volge in questo punto.” (1)
Fra il principe Hal e Falstaff c'è amore, Shakespeare: “Mille sterline, Hal? Ma tu me ne devi un milione: il tuo amore vale un milione: e tu mi devi il tuo amore.” (2) Il principe ha ripudiato il genitore Enrico IV e lo ha sostituito con un padre idealizzato: Falstaff. Con esso cerca il distacco da una vita vizi. Non bisogna spaventarsi è il normalissimo amore-odio fra padre e figlio; c'è l'insegna Sigmund Freud: … “Insieme al superamento e al ripudio di queste fantasie evidentemente incestuose, si compie una delle più significative ma anche più dolorose prestazioni psichiche della pubertà, il distacco dall'autorità dei genitori, che produce il contrasto, così importante per il progresso civile, della nuova con la vecchia generazione.” (3)
Il medioevo inglese è fonte inesauribile per il cinema; un periodo di guerre, di battaglie, d'intrighi di corte, di reali con il carattere arcigno, soprattutto quelli femminili, e poi tanti episodi piccanti.
La storia è passato dunque non si può cambiare. Si può cambiare il regista, gli interpreti ma il soggetto è immodificabile. Per evitare noie e ripetizioni bisogna usare immaginazione, rielaborare fantasiosamente i protagonisti e falsificare il passato.
Il regista David Michô, lo sceneggiatore e attore Joel Edgerton, gli attori Robert Pattinson e Timothée Chalamet si uniscono, miscelano sentimenti come la relazione fra padre e figlio, l'umorismo di Falstaff, le battaglie emozionanti nel fango e riescono a realizzare il film The King presentato alla 76. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Si inizia con un ground-level-shot su un terreno dopo un combattimento. È sera. A terra ci sono centinaia di morti e altrettanti feriti lamentosi in fin di vita. I soldati vincitori si aggirano per il campo raccogliendo il bottino. Campo medio: “La Scozia è di là” e il principe uccide un moribondo sofferente. È la battaglia di Homildon Hill.
Il film non è però cronaca del tempo, è qualcosa di diverso, di speciale.
Lo sceneggiatore e attore Joel Edgerton ci racconta la sua versione: “... prendere quelle storie di quell'uomo nella sua evoluzione di diventare re, andare a prendere la storia vera, prendere un po' del carattere dei personaggi di Shakespeare un po' della storia e poi caricare qualcosa di nostro.” (4)
David Michôd usa parole diverse ma ha lo stesso concetto: “abbiamo deciso dall'inizio di distanziarci dall'opera teatrale, cioè ha cominciato con l'opera teatrale, però abbiamo fatto tantissime cose strambe, abbiamo fatto molte ricerche, ciò che mi piace molto quando faccio un film, poi abbiamo inventato un sacco di cose” … onestamente non mi ricordo più cosa è reale cosa viene da Shakespeare cosa abbiamo inventato noi … (5)
La ricetta della pellicola è unire la storia autorevole dei libri, aggiungere dei personaggi di Shakespeare (finzione, anche se qualificata), poi gli sceneggiatori inseriscono: “qualcosa di nostro” ovvero “abbiamo inventato un sacco di cose”. Tutto è talmente piacevolmente verosimile da causare amnesia, pure il regista ha un vuoto mentale: “cosa è reale cosa viene da Shakespeare cosa abbiamo inventato noi.”
The King è un fake movie. E non è un difetto. È come una fake news. Sono inventate, delle balle colossali eppure piacciono. Perché spesso sono costruite bene, realizzate da artisti falsari come se fossero delle caricature. Convincono la gente, vorrebbero che le fake news fossero vere.
Le tre linee strutturali sono già state delineate nelle connessioni amore e odio; nella separazione fra il principe e il re padre; nell’idealizzazione come padre di Falstaff.
Perciò re Enrico IV è superbo, arrogante, altezzoso, disprezzante nei confronti degli altri, d'altronde è il re. Ma essenzialmente è invidioso. In The King Enrico IV non è pazzo ma borioso, pieno di sé e tratta il figlio con superficialità, come se fosse un suddito.
Il principe Hal, futuro Enrico V, non lo affermerebbe mai, ma è molto simile al genitore. Anch'esso è superbo. Snobba le norme e le leggi del genitore. Combatte la cupidigia ma poi gli cede. È iroso ma apparentemente giusto e placa il suo mastodontico errore con un gesto di rabbia. Ha perso entrambi i padri ma dentro cova il senso di colpa passatogli da ambedue.
Il legame fra i due re è Falstaff. Esso è lussurioso, sensuale, carnalmente fisico, attaccato ai beni terreni, non si separa da gola, dall'ingordigia, dall'accidia, dal torpore, dalla malinconia. Fortunatamente ha pure delle qualità tenaci, come il coraggio, la capacità di amare il principe, la potenza, la stravaganza e anzitutto è spassoso.
La conclusione è storia, quindi è immutabile. Nemmeno le lotte di potere, i conflitti, la politica come corruzione e metodo di arricchimento si possono modificare. Il re affronta il consigliere William da seduto. Esso è in piedi su una sedia: “stay up there”. La camera non rispetta i rapporti di forza, inquadra in basso il re e verso l'alto il consigliere. “È così che si fa la pace, si fa con la vittoria” ugualmente si comporta Enrico V, raggiunge la vittoria sconvolgendo il paggetto attonito nell'assistere la punizione.
Una sequenza analoga è il taglio della testa di un congiurato. Campo lunghissimo in un cortile di un castello. Da una parte il re, di profilo, seduto. Davanti c'è un patibolo, il cospiratore è in piedi, il re è di nuovo ripreso in basso, ma anche qui i rapporti di forza sono invertiti rispetto alla camera. La testa del terrorizzato condannato cade e la camera zooma sul re.
La descrizione del rapporto amore-odio appare quando Enrico IV è a letto gravemente malato. Al capezzale il principe Hal ha uno sguardo di disprezzo, ma alla morte del re, il figlio si sfoga e piange disperatamente.
L'ironia di Falstaff appare dinnanzi gli stupidi e sbagliati piani di guerra dei comandati inglesi, risponde, prima sbadigliandoli in faccia, poi umiliandoli. Non si tira indietro, accetta il suo ruolo di fronte a degli insignificanti ufficiali.
L'arcivescovo di Canterbury Andrew Havill è sempre rappresentato come il contrario di un uomo di Dio: prepotente, spregevole. È trasportato al seguito dell'armata su una lettiga. Tutti marciano, solo esso ha una grottesca portantina goffamente altalenante: il segno di una chiesa dalla parte dei dominanti.
Il delfino francese, erede del re di Francia, è ridicolo nel suo biondo lascivo, l'opposto del re Enrico IV.
C'è perfino la solitudine del re: “un re non ha amici” gli urla l’amico Falstaff e infatti scopre la verità solo dalla futura moglie francese, scaltra ma onestà.
Siamo alla battaglia di Agincourt. È il 25 ottobre del 1415 in Francia. L'esercito inglese è in inferiorità numerica. Ad aiutare Enrico V fu il fango, tanto mota: “It had been raining continuously for two weeks and the recently ploughed land, on which the battle took place, was a sea of thick mud. The French knights had to march through it in full plate armour, leaving them already overcome with fatigue before they had even advanced against the English. … The narrowness of the field forced the French troops into a suffocating formation, churning up even more mud in the waterlogged field and making them easier targets for the English longbowmen.” (6)
È la cronaca della battaglia, le truppe inglesi sono avvantaggiate nell'acquitrino contro le pesanti armature dei francesi. L'idea è narrarla come se fosse un gioco sessuale, un mud wrestling. In realtà la melma aiutò Enrico IV ma non fu l'unica ragione e neppure la più importante nella vittoria.
Primo piano sull'elmo delle crociate, campo lunghissimo sul campo di battaglia. In mezzo la fanghiglia, la ripresa si focalizza sul re e particolarmente su Falstaff, comandante delle avanguardie e ideatore, per gli autori della pellicola, della strategia di guerra. Un falso perché Fastaff non esiste.
Il film mantiene una duplice linea di pensiero, le stesse dicotomie della trama.
Uno è il chiaroscuro come devono essere gli oscuri interni del castello e dell'osteria.
L’altro è ricco di accesi sbalzi di colore, innanzitutto il rosso come nei colpi infiammati lanciati dalla catapulta durante l'assedio.
Ma sono i colori candidi, come il bianco, il grigio chiaro a dominare la battaglia finale. Una bellissima scena corale. È il momento definitivo, quello del passaggio dall’adolescenza del principe alla maturità, di conseguenza le chiare armature si sporcano e cambiano colore nel pantano in cui combattono. La camera si alza, una inquadratura area mostra Falstaff al centro, schiacciato da una moltitudine di soldati. Falstaff è speciale, guarda in alto, è il solo senza elmo. I combattenti nel fango sono uguali, è impossibile distinguere gli inglesi dai francesi. L'unico riconoscibile è Falstaff. Lui è l’eroe!
William Shakespeare, Enrico IV (Parte I-II), RCS Libri, Milano, maggio 2002, I edizione
William Shakespeare, Enrico IV (Parte I-II), RCS Libri, Milano, maggio 2002, I edizione
Sigmund Freud, Tre saggi sulla teoria sessuale, Bollati Boringhieri, Torino, I edizione 1975, Ristampa maggio 2010
https://www.telegraph.co.uk/news/8648068/Battle-of-Agincourt-ten-reasons-why-the-French-lost.html