The Story of 90 Coins Regista: Michael Wong
The Story of 90 Coins
Regista: Michael Wong
Cast: Dongjun Han, Zhuang Zhiqi, Jose Acosta
Anno: 2015
Provenienza: Cina
Autore recensione: Roberto Matteucci
“Don't let a promise become just a beautiful memory.”
L'amore ha molti contrasti. La letteratura, il cinema, l'arte, il teatro, la scultura ci narrano la bellezza dell'amore ma anche le difficoltà nel realizzarsi liberamente e pacificamente.
Per Romeo e Giulietta, la più famosa e sfortunata coppia di amanti, l'impedimento alla loro felicità arriva dall'esterno. I genitori non vogliono quel fidanzamento e lo impediscono, ma Romeo e Giulietta ci mettono del loro.
Spesso nell'amore gli ostacoli arrivano per cattiva scelta degli innamorati.
L'ira, la gelosia, la rabbia possono distruggere anche le promesse di eterno amore.
Nel II secolo, lo scrittore romano Apuleio nelle Metamorfosi scrisse La favola di Eros e Psiche, un racconto di una promessa d'amore rotta:
“Oh Psiche, mia Psiche, son queste le promesse che mi hai fatto? Che cosa può aspettarsi da te tuo marito?” (1)
Psiche non mantiene l'impegno e tenta di vedere Eros, le conseguenze saranno terribili. Ma parliamo degli Dei del Monte Olimpo, i quali possono tutto, pure modificare la catastrofe imminente di promesse infrante e trasformarle in amore infinito, festeggiato da un matrimonio trimalcionico con tutti gli Dei. Giove, Giunone, Bacco, Vulcano, Apollo, Venere celebrano il lieto fine.
La storia di Eros, Dio dell'amore, e della bellissima Psiche, mi è ritornata in mente durante la visione del fiabesco cortometraggio The Story of 90 Coins del regista malesiano ma residente a Pechino, Michael Wong.
Il giuramento degli amanti di The Story of 90 Coins, si potrebbe infrangere per colpa di una incomprensione, di un masochismo.
L'amore di Chen Wen e Wang Yu Yang inizia con il massimo dell'eccitazione.
Wang Yu Yang vuole persuaderla di essere perfetto, vuole dimostrargli di potergli concedere il suo amore incondizionato e assoluto. Perciò lancia una sfida, una promessa.
Wang Yu Yang la convincerà in novanta giorni. Ogni giorno gli consegnerà un biglietto e una moneta.
Campo medio. Un ragazzo e una ragazza di spalle, sullo sfondo la città di Pechino con la sua modernità. È sera. I colori sono scuri ma la luce dei palazzi illumina la sequenza.
I ragazzi e Pechino sono un tutt'uno.
Wang Yu Yang esprime il suo amore, essa si gira lentamente, è stupita, effetto flu sul ragazzo perché è la parte debole mentre sta declamando la sua passione.
Successivamente la ripresa mostra i loro volti, l'ambientazione è la stessa, i palazzi sono dietro, la camera è più vicina ma i due ragazzi non la guardano. Il regista ha un altro scopo descrivere la loro universalità davanti la grande Pechino e i suoi grattacieli.
La promessa non è un gioco, è una dichiarazione tenace, volitiva, ricercata e passionale.
Wang Yu Yang è innamorato perciò le parole gli escono dal cuore sinceramente. La ragazza perde l'aria di sfida e soccombe al corteggiamento.
“Give me 90 days.” 90 giorni di promesse. Wang Yu Yang gli recapiterà ogni notte una moneta insieme a piccolo messaggio: delle frasi d'amore o delle poesie.
Il momento della consegna è importante, il regista mostra il passaggio con il primo piano delle mani degli innamorati. Sullo sfondo ci sono ancora le luci della città ma non a fuoco, sono dei grandi cerchi colorati, appaiono come dei fuochi d'artificio lanciati in cielo per onorare l'amore.
Si cambia tono, i 90 giorni sono passati e la donna cede, ma è insicura. Lo dimostra con gli spostamenti lenti della testa oppure quando osserva sul monitor del computer la piramide del Louvre dell'architetto cinese Ieoh Ming Pei.
Chen Wen decide per la convivenza ma per il matrimonio bisogna aspettare.
I colori cambiano, perdono di fantasia, ora domina il bianco. È la tinta dell'eleganza e del lusso della company di moda dove lavorano. La situazione romantica sparisce.
Il tono ora è borghese, l'amore si dissolve nell'elegante bianco e nero, ma l'amore non può essere in bianco e nero: “My priority was to have our own house in the city”.
I 90 giorni sono stati accantonati e mentre la voce fuori campo della giovane lo conferma, la camera inquadra i dettagli: una foto, una scatola, dei fili.
Poi arriva un affascinante uomo francese, c'è di mezzo Parigi, una carriera. L'incertezza di Chen Wen continua. È ancora più confusa, considera l'amore di Wang Yu Yang come una debolezza. Quando scoppia la gelosia del fidanzato prende consapevolmente la decisione di lasciarlo.
La ragazza ha lo sguardo triste, guarda la pioggia dall'interno del ristorante. Ha perso il sorriso rispetto quando la osservava con il suo spasimante sotto l'ombrello trasparente.
Sul tavolino ha un biglietto dell'Air France, il passaporto e una carriera di successo ma la pioggia è diversa ora.
Il concetto dell'autore è che l'amore deve avere un colore vivo, acceso.
Il giorno della partenza la casa di Chen Wen è tutta bianca. Quando entra, solo il suo vestito è giallo. Uno scatolone cade accidentalmente per terra. Il contenuto si sparge sul pavimento. Dentro ci sono i colori: una scatola con tanti biglietti e delle vivaci mattasse di fili.
Con incidente iniziano i flash back. È la rivincita dell'amore. Il regista lo manifesta con sinteticità ma profonda osservazione della vita. Gli attimi dell'amore sono per definizione semplici. Sono veloci ma lasciano un segno: il ragazzo si sta quasi strozzando quando gli dedica una canzone sempre sotto un temporale.
Ovvero quando ridono, ovvero quando la fidanzata lo segue con un serpente trovato nella loro tenda.
L'amore è nella buona e cattiva sorte. Quando Chen Wen sta male, il fidanzato la trasporta sulle spalle. È una inquadratura dolorosa ma umana: Wong riprende dal basso il ragazzo, ciondolante, affaticato, manifestando un dolore forte, ma non fisico nonostante sopra la sua testa ci sia dondolante il corpo della fidanzata. Poi ci sono le chat, le corse insieme, le passeggiate con la moto nelle campagne.
L'ultima sequenza è il montaggio con raccordo sulle lacrime dei fidanzati.
Essa piange, intristita per la lettura dei messaggi. Non troverà mai un altro amore così potente. Il montaggio è con il flash back, Wang YuYang è in lacrime per gioia. Chen Wen gli ha risposto sì.
L'amore è eterno come ci insegna La favola di Eros e Psiche. I fidanzati comprendono gli errori commessi e accettano la promessa dei 90 giorni. Chen Wen telefona a Wang Yu Yang, il finale è quello di Psiche ed Eros: “Da oggi siete marito e moglie per l'eternità.” (1)
Raccontare una storia d'amore non è facile, si rischia la banalità. Michael Wong lo evita riprendendo con immagini eleganti, con movimenti della camera riflessivi; il montaggio con stacco nero ci insegna di una vita che ha dei periodi bui.
La voce fuori campo appartiene alla ragazza perché essa ha il dubbio, l'incertezza. Essa deve abbattere la sua interiore resistenza, essa deve scegliere fra l'amore o la carriera di designer a Parigi.
Il finale è nell'appartamento latteo di Chen Wen. Tutto è bianco, perfino le case intraviste dalla grande vetrata sono bianche. Pure il cielo è bianco. Essa ha compreso il valore inestimabile del desiderio del ragazzo: campo lungo, la ragazza è seduta sul pavimento. La camera carrella all'indietro, la scena si sta chiudendo, l'autore non vuole disturbare l'attimo della scelta e del dolore. Segue una dissolvenza e uno stacco nero. Il suono di un telefono, di nuovo la voce di Chen Wen. L'amore ha vinto anche grazie al fantasioso regista.
Il linguaggio è formale, ricco di atmosfera, di romanticismo: come l'amore nato di sera, ovvero sotto un ombrello trasparente ovvero circondati sempre dalla pioggia
Ovvero i dolci lineamenti delle mani nella consegna della moneta e i pittogrammi dell'amore. Ovvero quando un messaggio con caratteri cinese si bagna per una lacrima, è il tempo della comprensione: la ragazza ha cambiato idea.
La fotografia è ricercata, le luci sono parte importante del film perché accompagnano ogni fase della pellicola: la nascita, la pausa, la fine e il ritorno.
Sono meno di 10 minuti ma c'è emozione, un soggetto breve ma coinciso e ben scritto, una concezione logica dell'amore.
Non è un racconto realista ma una brillante favola, valida per tutti i tempi; per i greci, per i romani fino alla Cina del secondo millennio. Perché l'amore è lo stesso, nei secoli dei secoli.
(1) Apuleio, La favola di Eros e Psiche, Demetra, Verona, I edizione aprile 2000