La scuola della carne di Yukio Mishima
La scuola della carne
Autore: Yukio Mishima
Casa editrice: Feltrinelli, Milano I edizione, novembre 2013
Autore recensione: Roberto Matteucci
“Le tre donne parlavano apertamente di qualsiasi cosa ma, quando l’argomento cadeva sugli ex coniugi, tacevano di comune accordo.” (Pag. 12)
In un Giappone post bellico, tre amiche s’incontrano periodicamente per parlare della loro vita. Sono della nuova borghesia nipponica, sono state sposate, hanno una carriera: Taeko gestisce dei negozi, Suzuko un ristorante e Nobuko e una giornalista.
È l’inizio del libro postumo di Yukio Mishima, La scuola della carne (Feltrinelli, Milano, I edizione, novembre 2013). Mishima scrive un libro tutto al femminile, di donne mature, intelligenti. Esse hanno vissuto la guerra e il periodo buio, oscuro del dopoguerra. Nonostante la difficile situazione, le amiche hanno una nostalgia per il passato.
Ora sono donne equilibrate, apparentemente consapevoli, hanno il controllo della loro vita però gli manca qualcosa. Per questo accettano di buon grado ad andare in un bar gay. Taeko rimane colpita da Senkichi, il passionale barista:
“… sembrava di osservare i modi di un animale chiuso in una gabbia dello zoo.” (Pag. 40)
Inizia una storia d’amore diversa, intensa e libera.
Mishima riprende alcuni temi dei suoi libri. Come in Colori Proibiti ritorna il bar gay e soprattutto la bellezza. La bellezza, la proporzione fisica, l’avvenenza, il fascino, l’attrattiva e anzitutto la grazia di Senkichi sono le qualità del giovane ragazzo. Forse ha anche un piano, una furbizia, ma non importano a Mishima. Ma non solo. Senkichi è sensuale, arrogante, sprezzante, indisponente e indifferente. Sa amare il giusto. È l’amante perfetto. Taeko è follemente innamorata ma commette un errore, consente alla libertà di entrare nel loro rapporto. Amore e libertà forse non vanno d’accordo.
Mishima è presente in ogni frase, in ogni metafora, in ogni descrizione.
Il desiderio carnale diventa linguaggio. Come in Colori Proibiti il giovane erotico Yuichi rende ardente il vecchio scrittore Shunsuke, il rapporto fra il ragazzo Senkichi e la matura Taeko è un confronto fra un selvaggio grezzo bestiale, e l’elegante raffinata signora borghese. Ecco l’effetto procurato alla signora, è una lussuria senza limiti e un linguaggio iperbolico:
“Rispetto a questo occidentale, i giovani giapponesi possiedono un fascino più selvaggio, fatto di tenerezza animale, flessuosità e bellezza pura.” (Pag. 17) “Era nudo. Il suo corpo abbronzato era giovane e puro, i suoi muscoli pieni e dolcemente arrotondati: era infinitamente più bello cos’ che vestito.” (Pag. 64)
Ovviamente tutto è possibile solo in Giappone. Il paese per cui Mishima, l’ultimo samurai è morto. Mishima come sempre si lancia in una moltitudine di aforismi. La mia favorita riguarda l’Italia:
“I giovani americani sono arroganti, egocentrici e appiccicosi. No, grazie! Ah, se il Giappone fosse stato invaso dai militari italiani, allora sì che sarebbe stato bello!” (Pag. 83)