Galleria Borghese - Il museo più bello del mondo Roma
Galleria Borghese - Il museo più bello del mondo
Roma
Credit photo: popcinema.org
Click Here English Version
Le origini della famiglia Borghese risalgono al XIII secolo a Siena. Una dinastia nobile, con antenati importanti come conti del Sacro Romano Impero, letterati, filosofi, senatori, generali napoleonici e un papa: Paolo V. Furono imparentati con le casate aristocratiche europee, e con la famiglia Bonaparte, quando, la sorella di Napoleone, Paolina, sposò Camillo Borghese.
Villa Pinciana fu iniziata nel 1606 dal cardinale Scipione Caffarelli Borghese, nipote di Paolo V. Il cardinale si dedicò alla gestione della villa e, soprattutto, ad accrescere la sua favolosa collezione artistica.
Villa Pinciana è il più bel museo al mondo, dove la stupefacente struttura si amalgama con le opere stratosferiche contenute all'interno.
La sua piacevolezza dipende anche dalle sue dimensioni, perfetta per una attenta visita di ogni sala. Non ha la mastodontica e smisurata vastità dei musei generalisti come quelli Vaticani, degli Uffizi e il Louvre. La Galleria Borghese ha la giusta estensione per essere gustata, apprezzata, fotografata con calma, senza essere distrutti fisicamente e con le capacità cognitive azzerate.
Nei saloni si ammira Raffaello ma è il contesto degli affreschi, dei soffitti, delle pareti, delle ricchissime statue, ad accompagnare raffinatamente i visitatori.
ENEA, ANCHISE E ASCANIO
Datazione 1619
BERNINI GIAN LORENZO
(Napoli 1598 - Roma 1680)
Gian Lorenzo Bernini aveva diciannove anni quando realizzò la composizione marmorea dell'evento della fuga di Enea da Troia, con il padre Anchise (anziano e paralizzato) e il figlio Ascanio. Le tre generazioni della famiglia sono impegnate nel tentativo di salvare la loro storia e il loro futuro.
La scultura ha una raffigurazione a spirale. Tre uomini con corpi stupendi, atletici. Persino il vecchio Anchise è ancora potente, con i muscoli del braccio tirati al massimo, nella fatica di tenere nella mano la statuetta dei Penati. Il piccolo Ascanio si nasconde dietro il genitore ma anch'esso sarà un adulto vigoroso. Il volto di Enea è serafico nonostante lo sforzo immane del peso del padre. Enea, con le sue forti mani, ha agganciato la gamba del genitore con vigore, marcandola con le dita. È la qualità del Bernini del suo marmo morbido.
ULTIMA CENA
DA PONTE JACOPO DETTO JACOPO BASSANO
Datazione 1546-1547
(Bassano del Grappa 1510 – 1592)
Una costruzione di esasperante espressività. Una pittura a blocchi con una impetuosa tensione muscolare dei personaggi. Non c'è coreografia come in nell'Ultima cena di Leonardo da Vinci, ma una confusione e una agitazione nervosa. C'è pesantezza nei gesti, come nei colori. La tovaglia è occupato dai gomiti, dalle mani degli apostoli e da un inquietante rimasuglio di cibo, pane, vino, frutta e addirittura una testa.
Pure il gatto appare allarmato e pronto a scatenarsi. Sono pochi a essere pacati. Gesù, placido, ha lo sguardo oltre la tela. Completamente avulso è San Giovanni.
Dorme. I suoi occhi sono chiusi quantunque la postura delle braccia è difficile. Occupa il centro della tavola. Ha un riposo purificante, una dimostrazione della sua purezza, non ha bisogno di partecipare alla caccia al traditore. Ugualmente, sotto il tavolo, un cane dorme tranquillo come il santo sopra di lui. Un'ultima cena concitata ma vitale e piena di realismo.
PAOLINA BORGHESE BONAPARTE COME VENERE VINCITRICE
Datazione 1804-1808
CANOVA ANTONIO
(Possagno 1757 - Venezia 1822)
Paolina Bonaparte era la sorella di Napoleone. Rimasta vedova si risposò con Camillo Borghese, diventando l'anfitrione di Villa Borghese. Napoleone amava l'aristocrazia e, con questo matrimonio, unì la storica nobiltà italiana con gli ambiziosi membri della sua famiglia. Antonio Canova la interpreta concentrandosi sulla sua famosa bellezza e sul suo fascino. Ha una posizione rilassante esponendo le sue doti di armonia e leggiadria. È Paolina la vincitrice, perciò l'artista la caratterizza come una Venere vincitrice.
C'è plasticità nelle sue movenze, nella sua postura, nelle pieghe del materasso. È ben pettinata, con dei braccialetti al polso e una mela nella mano.
AMOR SACRO E AMOR PROFANO
Datazione 1515-1516
VECELLIO TIZIANO
(Pieve di Cadore 1488-90 - Venezia 1576)
Tiziano era giovane quando dipinse questo capolavoro.
Le due donne rappresentano una dualità, un confronto, non necessariamente una contrapposizione, ma solo un modo diverso di interpretare la vita. Fra esse, un Cupido con una mano nella vasca come a testarne la temperatura.
La visione è ideale, completa; le donne sono lievemente inclinate come a delimitare proporzionalmente la superficie assegnando sintonia alla scena.
DEPOSIZIONE DI CRISTO
SANZIO RAFFAELLO
(Urbino 1483 - Roma 1520)
Raffaello creo la “divinissima” Deposizione del Cristo Morto a Perugia per la famiglia Baglioni.
“Divinissima” così la descrisse Giorgio Vasari nelle Le Vite:
“E in questa divinissima pittura un Cristo morto portato a sotterrare, condotto con tanta freschezza e sì fatto amore, che a vederlo pare fatto pur ora.” (1)
Lo splendore della Deposizione di Raffaello creò le invidie dei Borghesi, i quali, in maniera rocambolesca, la sottraggono alla chiesa San Francesco a Perugia.
La figura ha uno slancio leggero a semicerchio con l'impegno dei presenti a sostenere la salma di Gesù. Essi sono Nicodemo, San Giovanni, Giuseppe d'Arimatea, Maddalena.
Inoltre c'è un ragazzo prestante a reggerlo e, con la sua poderosa fisionomia, divide la tela. Dietro di lui, un gruppo di donne sta consolando il dolore della madre.
Il dolore dignitoso è la forza e il simbolo dell'umanità di fronte alla morte:
“Immaginossi Raffaello nel componimento di questa opera il dolore che hanno i più stretti et amorevoli parenti nel riporre il corpo d'alcuna più cara persona, nella quale veramente consista il bene, l'onore e l'utile di tutta una famiglia ...” (1)
È San Giovanni per Vasari a narrare e a commuovere per la sua gestualità dolce e compassionevole:
“ … e quella particolarmente di San Giovanni, il quale, incrocicchiate le mani, china la testa con una maniera da far comuovere qual è più duro animo a pietà.” (1)
San Giovanni è in secondo piano, dissimulato fra Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea. La sua mimica del volto è triste e rassegnato sta guardando il viso di Gesù. Domina la scena, perché, sebbene celato, delicatamente sottolinea il tormento più spietato; un'angoscia impossibile da cancellare e da elaborare con il tempo.
L'opera è corale. C'è un movimento complessivo nella fatica, nel sollevare onorevolmente Gesù esanime.
La veste rossa di San Giovanni riprende il rosso dei vestiti e delle calzature:
“E di vero chi considera la diligenza, l'amore, l'arte e la grazia di quest'opera, ha gran ragione di maravigliarsi perché ella fa stupire chiunque la mira per l'aria delle figure, per la bellezza de' panni et insomma per una estrema bontà ch'ell'ha in tutte le parti.” (1)
San Giovanni è la narrazione della sensibilità nel suo struggente contegno ma è anzitutto lo sguardo di Giuseppe d'Arimatea a condannare chi ha compiuto quel sacrilegio. La testa è girata ma gli occhi, benché uno non sia interamente visibile, sono fissi, minacciosi e aggressivi contro qualcuno fuori campo, forse gli stessi assassini di Cristo.
Giorgio Vasari, Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, e-book, tratto da: Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti / Giorgio Vasari ; introduzione di Maurizio Marini. - 3. ed. integrale. - Roma : Grandi Tascabili Economici Newton, 1997. - 1403 p. : ill. ; 24 cm. - (I mammut ; 4), 2a edizione elettronica del 5 settembre 2017, pag. 857
Bibliografia:
A cura di Kristina Herrmann Fiore, Guida alla Galleria Borghese, ottobre 2000
Daniel Pinton, Bernini. I percorsi dell'arte, ATS Italia
Wilhelm Rath, La deposizione. Saggio in ritmi sul dipinto di Raffaello a Roma, Cambiamenti, 2009
Giuseppe Sgarzini, Raffaello, ATS Italia
Aldo De Rinaldis, La R. Galleria Borghese a Roma, La Libreria dello Stato, Roma, III edizione
Sitografia:
Galleria Borghese - Il museo più bello del mondo - Roma
Villa Pinciana è il più bel museo al mondo, dove la stupefacente struttura si amalgama con le opere stratosferiche contenute all'interno.
La sua piacevolezza dipende anche dalle sue dimensioni, perfetta per una attenta visita di ogni sala. Non ha la mastodontica e smisurata vastità dei musei generalisti come quelli Vaticani, degli Uffizi e il Louvre. La Galleria Borghese ha la giusta estensione per essere gustata, apprezzata, fotografata con calma, senza essere distrutti fisicamente e con le capacità cognitive azzerate.