Museo Civico di Pesaro
MUSEO CIVICO DI PESARO
Piazzetta Mosca, 29
Pesaro
Credit photo: popcinema.org
Il museo civico di Pesaro è uno scrigno di importanti opere d'arte.
La prima sala è monumentale per la presenza imponente dell'opera più prestigiosa. È una pala d'altare di vaste dimensioni, di una luce e di un colore nobile. È l'Incoronazione di Maria Vergine tra san Paolo, san Pietro, san Francesco d'Assisi e san Girolamo o Pala di Pesaro. La pala cm 262 × 240 fu realizzata circa dal 1472/1475 dal pittore nato e morto a Venezia Giovanni Bellini. (1)
Nei tempi antichi della Chiesa nasce l'ispirazione di conferire alla Madre di Dio
“una regale preminenza su tutte le cose” (2)
come scrisse Papa Pio XII, nel 1954, nella lettera enciclica Ad caeli reginam. Per magnificare la tesi papale, di una riflessione legata a una tradizione, l'enciclica riporta il pensiero di prestigiosi padri della Chiesa.
Il Diacono e Dottore della Chiesa Efrem il Siro nel quarto secolo:
“Pertanto sant'Efrem, … egli prega Maria: «... vergine augusta e padrona, regina, signora, proteggimi sotto le tue ali, custodiscimi, affinché non esulti contro di me satana, che semina rovine, né trionfi contro di me l'iniquo avversario».” (3)
Il teologo e filosofo greco Origene, nel terzo secolo:
“La dignità regale di Maria è poi chiaramente asserita da coloro che la chiamano «signora», «dominatrice», «regina». Secondo un'omelia attribuita a Origene, Elisabetta apostrofa Maria «madre del mio Signore», e anche: «Tu sei la mia signora».” (4)
San Germano nel quinto secolo:
“San Germano poi così si rivolge all'umile Vergine: «Siedi, o signora: essendo tu regina e più eminente di tutti i re ti spetta sedere nel posto più alto»;(17) e la chiama. «Signora di tutti coloro che abitano la terra».” (5)
E Pio XII lì ringrazia:
“I sommi pastori della chiesa non mancarono di approvare e incoraggiare la devozione del popolo cristiano verso la celeste Madre e Regina con esortazioni e lodi.” (6)
L'enciclica assegna una popolarità ecumenica alla Madre di Dio perciò favorisce la diffusione artistica della scena della Incoronazione:
“Infine l'arte ispirata ai principi della fede cristiana e perciò fedele interprete della spontanea e schietta devozione popolare, fin dal Concilio di Efeso, è solita rappresentare Maria come regina e imperatrice, seduta in trono e ornata delle insegne regali, cinta il capo di corona e circondata dalle schiere degli angeli e dei santi, come colei che domina non soltanto sulle forze della natura, ma anche sui malvagi assalti di satana. L'iconografia, anche per quel che riguarda la dignità regale della beata vergine Maria, si è arricchita in ogni secolo di opere di grandissimo valore artistico, arrivando fino a raffigurare il divin Redentore nell'atto di cingere il capo della Madre sua con fulgida corona.” (7)
L'enciclica descrive l'iconografia della Madonna seduta in trono attorniata dai simboli regali, con la corona in testa, circondata come in paradiso da angeli e santi. Successivamente l'immagine dell'Incoronazione è resa ancora più sacra dal gesto autorevole di Gesù il quale gli porge la corona regale.
La narrazione visiva del Bellini riprende pedissequamente una delle caratteristiche iconografiche delle Incoronazioni:
“Il rapporto specialissimo che in ogni immagine trova al centro la Vergine e suo Figlio continua anche nel momento solenne dell'incoronazione. Lei abbassa il capo con docilità, gli occhi bassi, ancora più umile nel momento in cui più è glorificata, le mani incrociate sul petto. Cristo, accanto a lei, posa delicatamente la corona sul suo capo. Questa è l'immagine più largamente attestata.” (8)
La vergine condivide il trono con il Figlio. Sono entrambi seduti. Gesù ha una veste bianca e una tunica scura. È di profilo, con i capelli lunghi, con alcune trecce, e una bella barba ordinata. Il viso è giovanile, bello, con un naso lungo. Gli occhi sono puntati su la Madre con uno sguardo di calorosa bontà. Una mano è sulla gamba, l'altra tiene la corona già completamente sul capo della Madonna. I piedi sono nudi.
La Madonna ha un abito rosso appena visibile poiché è quasi totalmente occultato da una tunica blu. Le mani sono incrociate al petto, la testa timidamente rivolta verso il basso. Anche il suo volto è di profilo con gli occhi chiusi e un naso significativo come quello del Figlio.
Il trono è prestigioso, sembra più un predellino di fronte a una finestre. È di marmo chiaro, con dei lavori più scuri. Dietro di essi, nello sfondo, ci sono delle mura con delle torri di sorveglianza. È un ambiente collinoso con molti alberi.
Un altro elemento iconografico è meno appariscente:
“Che la composizione sia ridotta a pochi personaggi, alcuni santi o i committenti in basso, in posizione defilata, o che ci sia una folla di angeli e beati, al centro le due figure catalizzano l'attenzione, immerse nella luminosità di cieli inimmaginabili. Gli esempi sono sterminati.” (9)
La coppia è dominante per la loro centralità, per la maestosità dell'ambientazione e della loro collocazione. Il resto della pittura è sorvegliato da figure onnipotenti, ieratici. Sono due santi sulla destra e altrettanti sulla sinistra. Sono eretti di lato al trono. Sono san Paolo, san Pietro, san Francesco d'Assisi, e san Girolamo. Tutti hanno l'iconografia del libro tenuto nelle loro mani. Domina il rosso salvo san Francesco il quale indossa il classico saio.
In alto lo Spirito Santo osserva, insieme a dei divertenti angioletti appoggiati come in un davanzale su delle nuvole. Il pavimento di marmo è prospettico, diverse forme geometriche indicano il punto di fuga.
Nelle due colonne ci sono otto santi più due nella base.
La firma Ioannes Bellinvs è stata apportata nella piedistallo del trono sotto le estremità di Maria e Gesù.
Il dipinto è pieno di luminosità, di colore giallo e altri colori primari seguendo lo stile della scuola veneziana dell'epoca.
Pesaro è effigiata autorevolmente dalla Beata Michelina e dal patrono della città san Terenzio fra i santi nelle colonne.
La Beata Michelina nacque nel 1300 a Pesaro. Sposata con un membro della famiglia dei Malatesta. Quando rimase vedova divenne terziaria francescana cedendo i sui beni. (10)
Il patrono san Terenzio proviene dalle origini della Chiesa. Nacque nell'attuale Ungheria. Dovette fuggire per la sua fede fino ad arrivare nel mar Adriatico. Fu martirizzato probabilmente nel 251 nel territorio di Pesaro. (11)
Di fianco alla Pala c'è la Testa di san Giovanni Battista proveniente dalla Chiesa di S. Giovanni Evangelista a Pesaro. Attribuita a De Ruggieri Marco o Marco Zoppo. Roberto Longhi all’attribuisce a Giovanni Bellini. (12) Ma le opzioni sono diverse:
“Alternativamente attribuita a Giovanni Bellini e a Marco Zoppo, la critica più recente propende per il secondo, confrontando l'opera col Cristo morto tra due angeli, conservato sempre al Museo Civico di Pesaro, cimasa della pala ora al Staatliche Museum di Berlino. Lo stesso tondo avrebbe potuto far parte della struttura ornamentali della pala, vista la loro comune provenienza dalla chiesa di S. Giovanni Battista, dove ancora le segnalava Antonio Becci nel 1873. Va rilevato inoltre che il volto del S. Giovanni è molto vicino a quello dello stesso santo del Cristo nel sepolcro tra S. Giovanni Battista e S. Gerolamo della National Gallery di Londra.” (13)
Un'altra opera di Giovanni Bellini nel museo è Padre eterno, Eternal Father del 1500 1505.
Dall'architetto Francesco di Giorgio Martini c'è un bassorilievo in marmo di Federico da Montefeltro. Giorgio Martini ha vissuto a Urbino dove ha completato il Palazzo Ducale. Nella provincia di Pesaro e nei suoi dintorni ha eseguito altre fortificazioni, rocche e palazzi. A Urbino disegnò la chiesa di san Bernardino e il Monastero di santa Chiara. Inoltre costruì la fortezza di San Leo, il Fortilizio di Sant’Agata Feltria, la fortezza malatestiana di Montecerignone, la Rocca Ubaldinesca di Sassocorvaro con le torri circolari. Inoltre il bastione di Mercatello sul Metauro, il Palazzo Ducale di Urbania, la Rocca di Fossombrone, la Rocca di Cagli, la Rocca di Frontone, la Rocca di Mondavio.
Tintoretto, maestro della scuola veneziana, è presente con il Ritratto del Procuratore Michele Priuli.
Del bolognese Guido Reni c'è La caduta dei giganti, del 1640 1642.
Un'altra autrice dal capoluogo emiliano è Elisabetta Sirani con Madonna col Bambino e San Giovannino, del 1664.
Giovan Battista Salvi detto Il Sassoferrato, è presente con la Vergine Orante.
Nel 1612 nacque a Pesaro il pittore Simone Cantarini detto il Pesarese. La sua casa è nel
“Borgo grande, la direttrice che, ripercorrendo il tracciato del cardo romano, conduce verso il porto. È l'asse della zona commerciale ...” (14)
è l'epoca di Francesco Maria II della Rovere il quale si divideva fra Urbino, Urbania e Pesaro. Per Cantarini i modelli pittorici della zona sono stati numerosi. Successivamente si aggiungono quelli del periodo in Bologna.
Di Simone Cantarini ci sono due considerevoli tele:
Maddalena Penitente e San Giuseppe.
“Le due calibratissime tele provengono dalla chiesa di San Filippo Neri a Pesaro (trasformata dal 1862) e sono collocabili cronologicamente al 1639-40, data che segna uno dei tanti rientri di Simone a Pesaro da Bologna, questa volta in occasione del matrimonio della sorella. L'iconografia lega i due santi per il medesimo percorso di penitenza e lontananza dai peccati della vita terrena, secondo i dettami del cardinale Baronio.” (15)
Le tele hanno il medesimo sfondo nero. La differenza è un san Pietro all'interno di una stanza mentre Maddalena è all'aperto anche se nell'oscurità a causa di un cielo nuvoloso. C'è solo uno scorcio di cielo libero da nubi.
L'illuminazione è diretta sui due protagonisti. In ambedue c'è un teschio, addirittura Maddalena l'ha in mano, adeguandosi ai canoni del concilio di Trento. Entrambi hanno uno viso mistico, con una profonda spiritualità. È un memento mori di due santi delle origini della Chiesa. E all'origine della Chiesa che è necessario ritornare.
https://www.vatican.va/content/pius-xii/it/encyclicals/documents/hf_p-xii_enc_11101954_ad-caeli-reginam.html citazione di S. EPHRAEM, Oratio ad Ss.mam Dei Matrem: Opera omnia, ed. Assemani, t. III (graece), Romae 1747, p. 546.)
https://www.vatican.va/content/pius-xii/it/encyclicals/documents/hf_p-xii_enc_11101954_ad-caeli-reginam.html citazione di Hom. in S. Lucam, hom. VII: ed. Rauer, Origenes Werke, t. IX, p. 48 ex catena Macarii Crysocephali). Cf. PG 13, 1902D.
https://www.vatican.va/content/pius-xii/it/encyclicals/documents/hf_p-xii_enc_11101954_ad-caeli-reginam.html citazione di S. GERMANUS, In Praesentationem Ss.mae Deiparae, II: PG 98, 315C.
https://catalogo.beniculturali.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/1100131497
Andrea Emiliani, Anna Maria Ambrosini Massari, Marina Cellini, Raggaella Morselli, Simone Cantarini nelle Marche, Marsilio, catalogo dell'omonima mostra tenuta a Pesaro nel 1997.
Andrea Emiliani, Anna Maria Ambrosini Massari, Marina Cellini, Raggaella Morselli, Simone Cantarini nelle Marche, Marsilio, catalogo dell'omonima mostra tenuta a Pesaro nel 1997.
BIBLIOGRAFIA:
Pinacoteca, Museo delle ceramiche di Pesaro, guida. Testi di Chiara Barletta per i dipinti, Erika Terenzi per le ceramiche, 2001.
Le opere d'arte in Italia sono un numero spropositato. L'effetto è l'invisibilità della stragrande maggioranza delle opere conservate nei musei.
I depositi in cui sono custoditi sono vastissimi. Questo provoca un problema nella catalogazione e nello studio del patrimonio culturale. Soprattutto è indisponibile a una fruizione del pubblico.
La Galleria Nazionale delle Marche nel Palazzo Ducale, Urbino, con la mostra L'altra collezione Storie e opere dai depositi della Galleria Nazionale delle Marche, ha offerto una possibilità di vedere sessanta opere solitamente nei depositi del museo.