Il ritratto dell'artista. Nello specchio di Narciso. Il volto, la maschera, il selfie - Forlì, Museo Civico San Domenico
Nello specchio di Narciso. Il ritratto dell'artista. Il volto, la maschera, il selfie
Il ritratto dell'artista. Nello specchio di Narciso. Il volto, la maschera, il selfie
Forlì, Museo Civico San Domenico
Piazza Guido da Montefeltro
dal 23 febbraio al 29 giugno 2025
A cura di Cristina Acidini, Fernando Mazzocca, Francesco Parisi e Paola Refice
Autore testo: Roberto Matteucci
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Il narcisismo è una dote primaria per un artista?
Senza il narcisismo un artista potrebbe provare stimoli estetici e poetici?
Secondo la bellissima mostra Il ritratto dell'artista. Nello specchio di Narciso. Il volto, la maschera, il selfie – curata da Cristina Acidini, Fernando Mazzocca, Francesco Parisi e Paola Refice al Museo Civico San Domenico di Forlì – la risposta è definitiva: il narcisismo è una qualità, innegabilmente e inconfutabilmente, ispiratrice.
L'artista deve essere un narcisista, nel carattere, nell'indole, nella follia estetica, nella pazzia, nell'egoismo, nella trasgressione artistica con le
“... forze pulsionali sessuali ed egoistiche non solo accidentalmente partecipano alla creazione dell'opera d'arte, ma addirittura ne determinano in modo decisivo lo sviluppo e la struttura ...” (1).
Così Otto Rank, allievo di Sigmund Freud, nel libro Il tema dell'incesto. Fondamenti psicologici della creazione poetica descrive l'utilizzo della psicologia e della psicanalisi nell'arte. Pur affrontando il tema dell’incesto, lo stesso principio si applica anche al narcisismo.
È questo il messaggio della mostra di Forlì: leggere, nell'autoritratto, la vanagloria dei pittori e degli scultori, i reconditi simboli latenti delle loro realizzazioni.
Narciso scopre la propria avvenenza nell'acqua di
“... una fonte limpida, splendente come l'argento per le sue acque terse ...” (2), semplicemente prostrandosi a terra: “... mentre beve, attratto dalla bellezza dell'immagine vista si innamora di un'ombra senza corpo, in quanto crede che sia reale la persona riflessa ...” (3)
Narciso resta estasiato, inebriato, come lo scultore Pigmalione, che parla, abbraccia, bacia la sua statua prodotta alla perfezione:
“... non riesce con ciò ad ammettere che si tratta di avorio. Le dà dei baci e crede che gli vengano restituiti e le parla e l'abbraccia … E ora la colma di carezze, ora le offre i doni graditi dalle fanciulle …” (4)
Sia Narciso, sia Pigmalione amano un'opera d'arte perfetta. Entrambi sono i creatori. Narciso, banalmente, specchiandosi nella fonte, Pigmalione con il suo scalpello. Entrambi adorano le loro creazioni come adorano se stessi fino al paradosso.
Il medesimo paradosso ha prodotto la leggenda di Michelangelo, il quale, stupito, si chiede perché il suo David non favella. È una leggenda. Ma anni dopo, nel 1913, Sigmund Freud, animerà e darà una personalità, tramite la psicanalisi, a un'altra scultura maestosa di Michelangelo, il Mosè nella Basilica di San Pietro in Vincoli:
“Forse la mano destra teneva afferrata la barba con molta più energia, si era spinta fino al limite sinistro della barba, e quando si ritrasse nella posizione che vediamo oggi nella statua una parte della barba la seguì e ora resta a testimoniare il movimento appena avvenuto.” (5)
Narciso non ha avuto bisogno di un lavoro manuale, ma ha esclusivamente e spontaneamente compiuto un gesto. Nonostante questa semplicità, ha realizzato il più armonioso dei capolavori. Armoniosa perché era lui stesso. Gli altri hanno dovuto attingere al genio e alla fatica.
L'artista è un narciso, perciò si ama e ama la sua creazione fino ad animarla.
Con gesti più eleganti e raffinati, molti artisti non hanno resistito alla tentazione di mostrarsi come la più splendida raffigurazione nelle loro opere. Alcuni dei migliori autoritratti esposti alla mostra sono di Bellini, Tintoretto, Tiziano, Lotto, Bernini, Pontormo, Artemisia Gentileschi, Giordano, Annigoni, Hayez, Rubens, Canova, Sironi, Balla, Pistoletto, Bill Viola.
Il percorso dell'esposizione comincia con tanti Narciso che hanno sfruttato l'unico sistema dell'epoca per svelare la propria specificità fisica: uno specchio d'acqua.
Corrado Cagli, Narciso
In questo settore, l'arazzo di Corrado Cagli, Narciso, delinea un giovane nudo, con una carnalità scultorea e robusta, con mani, braccia e piedi enormi. Lo sguardo è fisso sull'acqua nella quale la sua figura è riverberata con sfumature di celeste. Intorno c'è una natura rigogliosa. Sul lato destro un ruscello rinvigorisce la sua dualità. La giornalista Lauretta Colonnelli, riconosce con cultura e intelligenza, nella figura di Cagli i:
“... ragazzi di vita pasoliniani e la loro struggente tenerezza”. (6)
Con l'introduzione dello specchio di vetro la bellezza si riflette nell'animo con la vanità dominatrice di tutte le verità della vita.
Francesco Rustici detto il Rustichino, Allegoria della Prudenza e della Sapienza
Rustichino, Allegoria della Prudenza e della Sapienza
Nell'Allegoria della Prudenza e della Sapienza, di Francesco Rustici detto il Rustichino ci sono due donne. Una è raffigurata di profilo, riflessa in un ampio specchio da cui emergono il suo naso imponente a punta, le labbra sottili, un occhio grande e allegro e delle belle guance rosse. Nel lungo collo c'è un ciondolo. L'immagine riflessa coincide con la reale beltà della dama o si tratta soltanto di una vanità sognata?
Con l'autoritratto, l'opera appartiene completamente all'autore, sia come produzione, sia come soggetto. L'artista è parte integrante di un contesto nel quale è alla pari degli altri personaggi, come Raffaello, ne La scuola di Atene, osserva, con soddisfazione di un mercante, la fila del pubblico entusiasta davanti al suo capolavoro.
“Nel XV secolo per la prima volta gli artisti sentono la necessità di autorappresentarsi introducendo i propri ritratti in scene collettive, dove compaiono come commentatori del significato morale dell’opera o testimoni ...” (7)
Un'altra categoria di autoritratti è quella interiore, introspettiva, quasi spirituale.
“È il ritratto singolo, frontale o di tre quarti per acquisire profondità. Gli occhi, che ora appaiono rivolti all'interlocutore, furono in realtà intenti a scrutare dentro lo specchio mentre il pittore copiava il proprio volto riflesso.” (7)
Francesco Hayez, Autoritratto con tigre e leone
Francesco Hayez in Autoritratto con tigre e leone si ritrae insieme a due nobili fiere, un leone e una tigre, richiusi in una gabbia in un circo a Milano. Hayez è in campo medio, a trequarti e scruta il visitatore. È vestito interamente di nero, indifferente agli animali dietro le sbarre. Hayez occupa un piccolo segmento dell'angolo a destra. I veri protagonisti sono i due grandi felini. Il leone è tranquillamente steso pacifico. Esamina indolente, privo di minaccia. La tigre si muove guardando placidamente Hayez. È un'interpretazione di un mondo differente. Fuori Milano, città di Hayez, ci sono realtà diverse come i predatori nella gabbia. Sono ambienti insoliti ma alteri e affascinanti. Hayez ne è consapevole, perciò si è messo in disparte lasciando la parte principale alle belve
La natura dell'artista è complessa e intuitiva. Per comprenderla ci vogliono passione, studio e ricerca. È l'analisi della forza e dell'energia creatrice sulla liberazione dell'autore e del fruitore. Nell'autoritratto, la catarsi aristotelica avviene non nel fruitore ma nell'artista:
“i poeti che riescono più persuasivi sono quelli che, movendo da una eguale disposizione di animo coi loro personaggi, vivono di volta in volta le stesse passioni che vogliono rappresentare”. (8)
Nella mostra, Pigmalione è presente nella versione di Giulio Bargellini. Un Pigmalione intimidito anziché innamorato della sua statua, la quale domina dal piedistallo, con un fiore in mano. Capelli lunghi svolazzanti coprono la sua testa. Il corpo ha una raffinatezza aristocratica, il braccio sinistro si allunga minaccioso e volitivo come se fosse un ordine. Il destro copre casualmente il seno. Dietro a Pigmalione, a terra, c'è il suo scalpello abbandonato dopo aver scoperto la sua scultura meravigliosa. Ora non è più uno scultore, ma soltanto un uomo infatuato della bellezza.
Giacomo Balla, Autosmorfia
Nel 1900, Giacomo Balla dipinge il suo autoritratto. È un'opera colorata, vivace, futuristica nella sua smorfia. Con un'espressione di finto sbalordimento, sta osservando qualcosa al suo fianco. Il giallo predomina: nella cornice, nel pigmento del viso e nella barba, nella sua firma nella zona inferiore. I capelli sono lunghi e ondulati quasi a provocare un'oscillazione verso destra. Le folte sopracciglia si uniscono ai due ciuffi di capelli cadenti. Pizzetto e baffi circondano una piccola bocca aperta, formando un tondo perfetto. Il movimento è deciso perfino veloce, al quale partecipano tutte le parti del volto. È una persona desiderosa di non sfuggire ai cambiamenti di inizio novecento.
Otto Rank, Il tema dell'incesto. Fondamenti psicologici della creazione poetica, SugarcoEdizioni, Varese, settembre 1989, pag. 22
Ovidio, Metamorfosi, A cura di Nino Scivoletto, UTET, Milano, 2018, 3.407-408
Ovidio, Metamorfosi, A cura di Nino Scivoletto, UTET, Milano, 2018, 3.416-418
Ovidio, Metamorfosi, A cura di Nino Scivoletto, UTET, Milano, 2018, 10.255-259
Sigmund Freud, Il Mosè di Michelangelo, Biblioteca Bollati Borighieri, Torino, Prima edizione, 1976, ristampa aprile 2004, pag. 40
Lauretta Colonnelli, "Alla ricerca della propria immagine," Artedossier, n. 431, maggio 2025, pag. 59.
Cartella Stampa: "Il Ritratto dell’Artista. Nello specchio di Narciso". https://media.mostremuseisandomenico.it/fondazionegmf/uploads/2025/02/RITRATTO_Cartella-Stampa-completa.pdf
Aristotele, Opere, vol. X: Retorica. Poetica. A cura di Armando Plebe. Bari: Laterza, 1984, 1455b31
Il narcisismo è una dote primaria per un artista? Senza il narcisismo un artista potrebbe provare stimoli estetici e poetici?
Secondo la bellissima mostra Il ritratto dell'artista. Nello specchio di Narciso. Il volto, la maschera, il selfie - curata da Cristina Acidini, Fernando Mazzocca, Francesco Parisi e Paola Refice al Museo Civico San Domenico di Forlì – la risposta è definitiva: il narcisismo è una qualità, innegabilmente e inconfutabilmente, ispiratrice.