Dead for a Dollar Regista: Walter Hill
Dead for a Dollar
Regista: Walter Hill
Cast: Rachel Brosnahan, Willem Dafoe, Christoph Waltz, Hamish Linklater, Benjamin Bratt, Brandon Scott, Guy Burnet, Luis Chávez, Warren Burke, Diane Villegas, Diana Navarrete, Jackamoe Buzzell, Scott Peat, Shawn-Caulin Young, J.D. Garfield, Fidel Gomez, Herman Johansen, Otgadahe Whitman-Fox, Alfredo Quiroz, Ivan Lee Holmes, Weston Brownlee, Jeremiah Core, Gonzalo Robles, Doug Montoya, Lupe Preciado, Devin Gutierrez
Provenienza: Canada, USA
Anno 2022
Autore recensione: Roberto Matteucci
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“Never killed nobody that wasn't trying to kill me.”
I grandi spazi aperti sono il simbolo della libertà. Negli immensi territori cavalcano i buoni e i cattivi. Questi uomini sono gli eroi, il mito, l'anarchia, il nichilismo. Interpretano la legge morale in un desertico infinito. La giustizia non è efficiente; ci sono numerosi, potenti e spietati nemici. Forse pure la giustizia è talvolta iniqua. È il west, unico, immortale, leggendario. Il western è un sottogenere del film storico. L'ambientazione è immessa in un periodo preciso, ma importante per gli Stati Uniti. Ai primi stati nati dalla rivolta del tè si aggiungono quelli a est, unendo due culture diverse. Per riuscirci è necessario conquistare ampie zone poco abitate, dove vivevano i pellerossa. Il fine era sostenere una immigrazione febbrile, composta anche da avventurieri e banditi.
“Avventure, storie d'amore, sparatorie, duelli all'ultimo sangue, fumosi saloon assiduamente frequentati da giocatori di poker, inseguimenti a cavallo sono gli ingredienti del genere e si ritrovano tanto nella biografia di un grande fuorilegge che nell'evocazione del viaggio di un convoglio di emigranti, nella ricostruzione della vita di un forte o in quella dei grandi ranches. Il western di una volta non esiste più.” (1)
Questi temi, modificandoli con altri più mainstream, ritornano nell'ultima pellicola di Walter Hill, Dead for a Dollar, un western collocato fra il Nuovo Messico e il Messico, presentato alla 79. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
1897, prateria, controluce, un afroamericano e una donna con ombrellino per ripararsi dal sole, cavalcano nel deserto. SI cambia scena. New Mexico, Albuquerque. Spari, una prigione. In una cella c'è Joe Cribbens, giocatore d'azzardo, un feroce pistolero. Riceve la visita di Max Borlund, un cacciatore di taglie (Bounty hunter), che l'ha arrestato. È il primo filo narrativo.
L'altra lettura è l'incarico ricevuto da Max Borlund di ritrovare Rachel Kidd, l'affascinante moglie di un ricco uomo di Santa Fe. Max accetta. Si farà aiutare da Elijah Jones, un soldato del plotone dei Buffalo Soldiers. La ricerca lì porterà in Messico, dove tutte i personaggi si incontrano per affrontarsi. Qualcuno muore altri fuggiranno.
I Buffalo Soldiers hanno una narrazione epica ed eroica:
“In 1866, an Act of Congress created six all-black peacetime regiments, later consolidated into four –– the 9th and 10th Cavalry, and the 24th and 25th Infantry –– who became known as "The Buffalo Soldiers."
...
Initially, the Buffalo Soldier regiments were commanded by whites, and African-American troops often faced extreme racial prejudice from the Army establishment. Many officers, including George Armstrong Custer, refused to command black regiments, even though it cost them promotions in rank. In addition, African Americans could only serve west of the Mississippi River, because many whites didn't want to see armed black soldiers in or near their communities. And in areas where Buffalo Soldiers were stationed, they sometimes suffered deadly violence at the hands of civilians.
…
taking part in most of the military campaigns during the decades-long Indian Wars –– during which they compiled a distinguished record, with 18 Buffalo Soldiers awarded the Medal of Honor. This exceptional performance helped to overcome resistance to the idea of black Army officers, paving the way for the first African-American graduate from West Point Military Academy, Henry O. Flipper.” (2)
Erano una eccezione in un esercito di bianchi ma mostrarono coraggio e valore. L'inserimento dei Buffalo Soldiers nel film ha un significato etico. L'autore vuole confermare la teoria dei neri parte essenziale nei combattimenti per la storia mitica degli Stati Uniti. Lo dice Walter Hill in una intervista:
“... a small movie made for a limited budget, mainly about ethical standards.” (3)
Ai militari afroamericani ,Walter Hill aggrega, banalmente, le donne, le quali costituiscono il pensiero sociale attuale; sempre il regista:
“So I wanted this movie to work within that tradition, but at the same time I wanted it to be able to speak to some modern issues and a modern audience—in this case, race and the proto-feminist movement.
volevo inserire alcune questioni contemporanee. Non volevo semplicemente fare qualcosa che è conservato nell'ambra, solo la danza del western.” (4)
Una ricca signora bianca e dei soldati del Buffalo Soldiers sono aggiunti non per vivacizzare gli avvenimenti ma esclusivamente per adeguarsi alle idee dominanti del momento. È l'aspetto più interessante di Dead for a Dollar? Sicuramente no. La freschezza del film è nella ripetitività delle sparatorie, dei duelli, delle cavalcate, dei ladri, dei rurales, dei cattivi messicani (perché i messicani non è politicamente corretto?).
È la bravura del filmmaker:
"Mi piace quel periodo, mi piace uscire con il cast e i cavalli, è forse un periodo nostalgico per la storia americana che tutto il mondo condivide, tutti i paesi capiscono la cultura western e i film, beh, sono divertenti da girare." (5)
Infatti il divertimento è assicurato quando segue le tematiche nostalgiche ed esuberanti.
I ruoli sono standard.
Max Borlund è un cacciatore di taglie, il bounty killer. Sergio Leone definì il mestiere del cacciatore di taglie la rappresentazione di tutto il western:
“Il personaggio del cacciatore di taglie, il bounty killer è un personaggio ambiguo. Nel west lo chiamavano il beccamorto. Mi ha affascinato perché è la dimostrazione del modo di vivere in questo paese: bisogna uccidere per sopravvivere”. (6)
Max Borlund è altero, colto, complesso, maturo; non è cattivo, non è buono, è un bounty killer.
Joe Cribbens è un personaggio completo, classico, ben interpretato da Willem Dafoe. Cinico ma orgoglioso, logicamente è un perfido tradizionale, disilluso ma pronto a raggiungere il suo scopo, la vendetta.
Gli altri caratteri sono dei riempitivi della storia, alcuni complicati e alcuni un po' noiosi.
La struttura è peculiare del genere
La presentazione dei personaggi è impegnativa. Sono molti. L'acquisizione sono diverse: Max Borlund deve eseguire il suo compito riportare Rachel Kidd al marito. Joe Cribbens deve vendicarsi. Rachel Kidd deve sfuggire al coniuge. I due Buffalo Soldiers non hanno speranze. Poi ci sono i messicani, i quali vogliono arricchirsi, i rurales, taluni impavidi e rispettosi della legge, altri paurosi e corrotti.
Rachel Kidd è spietata, è la vera malvagia: “I kill my husband”. Quando il suo salvatore è ucciso, essa non piange, e inganna tutti per averle la sua libertà.
Le acquisizioni si confrontano con conflitti a fuoco e lotte. Altri si uniscono e si aiutano, altri tradiscono e si separano. Questa è il contributo effervescente, quella con un ritmo e una tensione avvincente, con un intreccio piacevole.
Belle cavalcate in infiniti ariosi, violente sparatorie di massa. Per incrementare l'intensità c'è tanta luce, tanti primo piano. Ma c'è anche la città abbandonata e il suo assalto.
Il regista lo accompagna con una fotografia con tono sabbia e alcune sequenze in bianco e nero. La sceneggiatura è ben scritta, con dialoghi energici.
Purtroppo il colpo di scena abbassa i toni, interrompe l'atmosfera, sminuisce i caratteri e si adegua.
Fortunatamente nel finale esce fuori la figura di una genuina donna tradizionale del west: la receptionist dell'albergo del paese. Nei selvaggi territori gli abitanti sono senza paura e senza doppi fini, perciò si schiera con il bene, e il bene nel west è in un fucile carico e un ottima mira.
Philippe Paraire, Il grande cinema di Hollywood, Gremese editore, Roma, Nuova edizione illustrata, riveduta e aggiornata, 1996 https://www.google.it/books/edition/Il_grande_cinema_di_Hollywood/PPEQd5jFHI8C?hl=it&gbpv=1&dq=western+film+walter+hill&pg=PA45&printsec=frontcover
https://nmaahc.si.edu/explore/stories/proud-legacy-buffalo-soldiers
https://www.avclub.com/walter-hill-interview-dead-dollar-48-hrs-alien-deadwood-1849593194
https://www.avclub.com/walter-hill-interview-dead-dollar-48-hrs-alien-deadwood-1849593194
https://movieplayer.it/articoli/dead-for-a-dollar-intervista-walter-hill-christoph-waltz_27630/
Gianni Di Claudio, Il cinema western, Libreria Universale Editrice, Chieti, Seconda edizione ampliata 1995
Da secoli i cannibali sono considerati all'unanimità abominevoli e disgustosi, pertanto sono estromessi dalla società. Ma i cannibali sono malvagi? Segue questo pensiero Luca Guadagnino nel film Bonus and All presentato al 79. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il quale dal suo profondo ego si crede Dante mentre racconta di Ugolino nell'Antenora, la seconda zona del nono cerchio dell'Inferno della Divina Commedia.