The Son Regista: Florian Zeller

The Son Regista: Florian Zeller

The Son

Regista: Florian Zeller

Cast: Vanessa Kirby, Hugh Jackman, Laura Dern, Anthony Hopkins, Zen McGrath, William Hope, Joseph Mydell, Akie Kotabe, Isaura Barbé-Brown, Erick Hayden, Shin-Fei Chen, Danielle Lewis, George Cobell

Provenienza: UK, Francia

Anno 2022

Autore recensione: Roberto Matteucci

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È il mio bambino, non posso abbandonarlo.

L'adolescenza è il periodo della serenità, della felicità, esclusivamente nei ricordi della vecchiaia, perché la si è superata e si è ancora vivi. Nell'adolescenza prevale l'angoscia, la paura, la rabbia, come quella del ventenne Paul Nizan nel il suo viaggio ad Aden:

Avevo vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita.

Tutto congiura per mandare il giovane alla rovina: l’amore, le idee, la perdita della famiglia, l’ingresso tra gli adulti. E’ duro imparare la propria parte nel mondo.” (1) (Pag. 53)

Affrontare queste difficoltà può provocare delle spaccature. Il teenager si rifugia in se stesso, nella solitudine, nella misoginia, nella rassegnazione, nell'escludere la famiglia, nel boicottare la scuola ritenuta inutile, nell'agitazione, nel non dormire, nel sentirsi nel vuoto.

In ogni famiglia, c'è il periodo del confronto generazionale, sovente ostico, con i figli adolescenti. Un momento classico, si supera con il tempo, con la crescita, con la maturità. Spesso non dipende da comportamenti umorali ma può coprire qualcosa di peggio.

The Son, Florian Zeller

Dietro questi atteggiamenti scostanti si può occultare una depressione giovanile. La difficoltà è riconoscerla, scoprire i sintomi offuscati:

Many people still believe that depression, and especially teenage depression, is not really a disease, that a youngster who is persistently and irrationally sad, uncommunicative, deliberately with drawn and isolated, angry, irritated, or overly sensitive to criticism is just suffering ordinary "growing pains" and should pull herself together, snap out of it, and get on with growing up. …” (2)

Frequentemente, sono i genitori, pure percependo la questione, a opporsi, a negarlo. Per superbia o per un sentimento sbagliato, si illudono sia sufficiente il loro amore o il loro aiuto a farli guarire:

Clinical depression, which entails a number of extremely debilitating physical and psychological symptoms … is a serious disease that can do terrible and even permanent damage to a teenager's developmental progress. Like other serious diseases, it requires professional attention, with treatments that are both medical and psychological.

Failing to treat the illness when it occurs can have dreadful conse-quences, up to and including death by suicide.” (2)

The Son, Florian Zeller

Sono le tragiche conclusioni dei psichiatri Maureen Empfield, M.D. e Nicholas Bakalar nel libro Understanding Teenage Depression. A Guide to Diagnosis, Treatment and Management (Henry Holt and Company, New York, 2001).

La depressione adolescenziale è il drammatico argomento del film The Son del regista Florian Zeller, presentato alla 79. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Un canto fuori campo, è una ninna nanna. Una donna e un bambino. Entra un uomo, Peter. Siamo a New York. Peter è una persona importante, lavora presso uno studio legale e affiancherà il candidato al Senato del Delaware alle primarie. Peter è divorziato. Ora si è risposato con la giovane e bella Beth, la quale è incinta.

Con la prima moglie, Kate, ha un figlio Nicholas, un usuale diciassette, il quale non ha mai procurato problemi caratteriali. Qualcosa è cambiato. Nicholas vuole lasciare la casa della madre per vivere con il padre. Perché questa improvvisa decisione?

The Son, Florian Zeller

Nicholas è diventato solitario, ha perso gli amici, la ragazza, è scontroso, triste. È bugiardo. Ogni mattina esce per andare a scuola, ma non è vero. Gli avvenimenti peggiorano, Nicholas rischia di farsi male. Lo psichiatra della clinica lo esamina. La diagnosi è inclemente. Nicholas è depresso, soffre di depressione acuta. Deve rimanere ricoverato. Ma Nicholas mente spietatamente ai genitori. Li convince ad autorizzare il suo ritorno a casa, giurando sulla sua guarigione. Il dottore, li avverte, li accusa di cedere a pericolosi sentimentalisti perché Nicholas è malato e finge.

Un giorno, quando è solo, Nicholas trova un'arma, nascosta dal padre nel retro della lavatrice.

Le tematiche sono malinconiche: impotenza, famiglia e la scarsa preparazione genitoriale. Seguono depressione e suicidio. Temi difficili, da gestire con delicatezza.

Quale conoscenza culturale hanno i genitori nel contrastare la depressione dei figli?

The Son, Florian Zeller

Durante un'intervista il regista descrive i soggetti:

“Sometimes simplicity is the hardest thing to achieve in order to tell that story from Peter’s perspective, those who are around someone who’s suffering, and they don’t know how to deal with that. He’s trying hard to help his son. He is a loving father. He wants to open a door, but he doesn’t have the keys. This is the feeling and the frustration I wanted the audience to feel. Sometimes love is not enough. You can have the best intentions. Sometimes it’s not enough when you’re not capable just to face the right questions. This is what happens with this character who is in a way completely blind and he’s blind because he feels guilty, because he thinks that everything is his fault, and he wants to repair what he thinks he has destroyed.” (3)

The Son, Florian Zeller

Peter ha successo, è un avvocato autorevole, con la possibilità di una carriera politica. Ama le sue due famiglie. Ama Beth, è contento della nuova paternità. Sono una coppia felice. Ha un buon rapporto con la ex moglie e mantiene con Nicholas con una condotta paterna, seguendolo nella sua vita. Ma i genitori per gli spropositati impegni, per distrazione, perdono di vista i figli, non ne comprendono gli sviluppi problematici: “He is a loving father”. Ma l'amore non basta e sarà proprio l'amore a portare Nicholas a compiere il gesto definitivo. Potevano ascoltare lo psichiatra, potevano lasciarlo in ospedale e forse sarebbe stato diverso. Perché Peter e Kate hanno accondisceso le richieste chiaramente false di Nicholas? Perché ritengono il loro affetto capace di guarirlo: “He’s trying hard to help his son. ... He wants to open a door, but he doesn’t have the keys.” Non hanno le capacità, non hanno compreso la malattia di Nicholas scambiandola per un normale disagio adolescenziale. Invece era qualcosa di peggio, e rifiutano di essere aiutati: “Sometimes it’s not enough when you’re not capable just to face the right questions.

L'altra domanda del regista è di chi è colpa della depressione di Nicholas? Dei genitori? Hanno commesso degli errori? È responsabilità del loro divorzio? Peter si sente in colpa. Pensa di avere sbagliato, di non essergli rimasto vicino. Il senso di colpa lo spinge a voler rimediare, fallendo nuovamente. Ma Peter non ha responsabilità. Non è il suo divorzio la causa. Quanti matrimoni si sono interrotti e i figli non sono diventati depressi. Lo conferma Florian Zeller:

The Son, Florian Zeller

“... as there’s no clear explanation and in a way is no one’s fault. But because we’re human, we feel guilt. Of course, we mention that there was a divorce, but my plan was absolutely not to tell a story about what could happen if you get divorced, because that is not what I believe. But we try to find explanations for what we’re going through, especially mental health. And in the son’s perspective, he doesn’t understand why he’s going through this pain, so it needs to have an explanation and the easiest way to understand it is that it’s because of his parents. This is what we do.” (4)

Sarebbe stato più facile se l'origine fosse esplicitamente identificabile ma nella depressione non è così elementare.

Peter è tormentato per la situazione di Nicholas. Non fugge, non si nasconde, non lo delega a Kate ma vuole soccorrerlo personalmente. Peter è volitivo, intelligente, brillante, colto, ottimista. Ama Beth ed è gioioso per la nuova paternità.

The Son, Florian Zeller

Inoltre, non vuole essere come suo padre. In una intensa scena lo incontra nella sua grande e bellissima villa. È interpretato da Anthony Hopkins. Il dialogo fra essi è brutale per mancanza di qualsiasi affetto. È un personaggio formale privo di pregi. Peter non vuole assomigliargli, per questo si concentra su Nicholas fino a rinunciare alla sua promozione in politica.

È l'incertezza a produrre inquietudine. A volte il figlio balla insieme a lui, o addirittura con Beth, in altri Nicholas lo assale irosamente.

Il film è potente. Febbrile, passionale. Le psicologie sono ideate perfettamente, sia quella di Peter, sia quella di Nicholas. Anche le due donne partecipano a creare tensione. Soprattutto Beth, poiché ha accettato con riluttanza la presenza di Nicholas. Il conflitto è evidente, certo, qualificante. È un minorenne, dovrebbe combinare altri guai, non rinchiudersi infausto in casa. Le conseguenze sono il cedimento paterno: Nicholas esce dall'ospedale. Il colpo di scena è atteso. La tensione si accresce con l'inquadrature ripetute della lavatrice. Dietro c'è rinchiuso lo strumento finale per raggiungere la liberazione:

"The audience knows all along that they’re watching a tragedy, so they always have a sense of where the film is taking them," the filmmaker says. "There's a gun mentioned early on in the film and, as Chekhov said, when you have a gun in the first act, it has to go off in the third." The audience, then, is always on-guard knowing that the gun could go off, but Zeller wanted both viewers and his actors be unprepared when it actually does.” (5)

Florian Zeller è un ottimo regista, attento ai particolari e alle descrizioni umane sofisticate.

Nel film i rumori della sequenza successiva entrano in quella in corso. Il montaggio è alternato, l’elettrodomestico è inframmezzata con altre scene. Ovvero la sequenza con il dottore. Gli spiega la realtà ma i genitori sono decisi a dimettere il figlio. Ma dalla postura del medico si intuisce la tragedia imminente, nonostante l'autore cerca di ingannare il pubblico procrastinando il finale con una una scena irreale.

The Son, Florian Zeller

Non c'è futuro ma il passato fu allegro. È il passato di un padre amorevole con un Nicholas bambino. Sensazioni sensibili, narrate con dolcezza nei tanti flashback. È una sequenza solare, al mare, in spiaggia, padre e figlio ancora non hanno conosciuto le oscurità future.

Persino Peter ha delle incertezze: si è dimenticato di chiedere alla moglie della visita del pediatra; si starà trasformando nel padre?

La pellicola ha un'atmosfera energica, formale, logica. L'elemento etico del bene e del male è gestito con onestà, senza schierarsi, senza giudicare. La malattia esiste e bisogna rintracciare una soluzione, poco importa chi ha sbagliato.

La camera è sempre sui genitori, gli attori hanno un ruolo essenziale. La vicinanza serve per leggere le coscienze dei protagonisti. Il montaggio è diligente ad esempio nelle ellissi: filma la faccia di Peter al contrario sul riflesso del tavolo.

  1. Paul Nizan, Aden Arabia, Mondadori, Milano, 1996

  2. Maureen Empfield, M.D. e Nicholas Bakalar, Understanding Teenage Depression. A Guide to Diagnosis, Treatment and Management, Henry Holt and Company, New York, 2001https://www.google.it/books/edition/Understanding_Teenage_Depression/wYETAAAAQBAJ?hl=it&gbpv=1&dq=DEPRESSION+TEENAGER&printsec=frontcover

  3. https://awardswatch.com/interview-florian-zeller-on-tackling-sensitive-material-in-the-son-working-with-an-all-star-cast-and-if-well-see-the-mother/

  4. https://www.hollywoodreporter.com/movies/movie-news/the-son-florian-zeller-hugh-jackman-interview-1235208672/

  5. https://aframe.oscars.org/news/post/florian-zeller-christopher-hampton-the-son-interview

Roberto Matteucci

https://www.facebook.com/roberto.matteucci.7

http://linkedin.com/in/roberto-matteucci-250a1560

“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

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