Bones and All Regista: Luca Guadagnino

Bones and All

Regista: Luca Guadagnino

Cast: Timothée Chalamet, Taylor Russell, Michael Stuhlbarg, Chloë Sevigny, Mark Rylance, David Gordon Green, Jessica Harper, Francesca Scorsese, Anna Cobb, André Holland, Jake Horowitz, Anna Sheridan, Johanna McGinley, Max Soliz, Kendle Coffey, Karen Olchovy, Madeleine Hall, Greg Siewny, Ellie Parker, Tom O'Brien, Rachel J. Jones

Provenienza: Italia, USA

Anno 2022

Autore recensione: Roberto Matteucci

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I feel like some kind of weird new superhero.

Lo studioso Ewald Volhard nel suo essenziale saggio sull'antropofagia - Il cannibalismo. Civiltà, cultura, costumi degli antropofagi nel mondo - descrive il cannibalismo come uno studio di “straordinaria ricchezza di forme e la molteplicità delle azioni”. (1)

Nel dettaglio della molteplicità, Ewald Volhard distingue quattro gruppi di cannibalismo: profano, giuridico, magico e rituale.

Nel profano, il cannibale si ciba senza differenza di carne umana o di un altro alimento. Non si mangia per fame ma per il sapore, inoltre è consumata con naturalezza e disinvoltura.

In quello giuridico essere mangiati è la punizione per crimini commessi.

Nel magico c'è la credenza di acquisire forza e potenza consumando il corpo di un membro della propria tribù o di quella avversaria. Quello rituale è inserito all'interno di una cerimonia durante la quale si festeggia con carne umana; è un privilegio concesso a pochi eletti.

In quale gruppo si può incasellare l'antropofagia dei protagonisti di Bones and All, il film di Luca Guadagnino presentato alla 79. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia?

La risposta è ovvia, forse a tutte, forse a nessuna. O forse nessuno lo sa!

Da secoli i cannibali sono considerati all'unanimità abominevoli e disgustosi, pertanto sono estromessi dalla società. Ma i cannibali sono malvagi? Segue questo pensiero Luca Guadagnino, il quale dal suo profondo ego si crede Dante mentre racconta di Ugolino nell'Antenora, la seconda zona del nono cerchio dell'Inferno della Divina Commedia.

La carriera di Guadagnino è notevole. Italiano con numerose conoscenze americane, diletta il pubblico con film sempre sopra le righe, spesso catalizzatori di scherni, disapprovazione e improperi. Memorabile fu la première di Io sono l'amore alla 66ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. I fischi sommersero il cast provocando pietà agli stessi contestatori. Eppure, Io sono l'amore portò Guadagnino al successo e alla fama in America.

Rimane un mistero capire per quale raziocinio Guadagnino è un obbligo, una tassa, una preveggenza minacciosa, con la condanna di consegnargli a prescindere un premio. Perciò, vincere il Leone d'oro come migliore regista per Bones and All è un ticket e non un onore.

Il Midwest si espande dagli stati vicini ai grandi laghi a est. Sono dodici stati. La caratteristica fisica sono le vaste pianure. Regione storicamente conservatrice, nei piccoli centri sopravvive un fascino di un altra epoca. Nel teatro di una scuola della Virginia, due ragazze si incontrano. Una è la timida e impacciata Maren. L'altra è una disinvolta ed estroversa compagna di classe. Quest’ultima invita Maren a un pigiama party a casa sua. Maren, vive sola con il padre, e non ha il permesso di uscire di notte. Per impedirlo, il genitore la chiude nella stanza da letto. Maren desidera avere una amica pertanto fugge dalla finestra e la raggiunge. Le due parlano sdraiate su un tappeto, hanno un momento d'intimità. L'amica, involontariamente, avvicina un suo dito alla bocca di Maren. Uno scatto improvviso, Maren agguanta il dito e a morsi gli lo stacca. Un inizio veloce, fulmineo, carico di ansia. Maren deve scomparire, il padre lo accompagna ma, trovato un nuovo posto sicuro, l'abbandona. Al contrario di Maren non è un cannibale e, nonostante ami la figlia, non riesce ulteriormente a gestire la situazione. Maren inizia un viaggio lungo e solitario. I cannibali statunitensi hanno una attitudine stravagante, si odorano e si riconoscono. In un supermarket è infastidita da un rozzo molestatore. La soccorre Lee, un altro antropofago, un senzatetto giovane e sexy. Dopo l'iniziale conoscenza, seguendo i dettami del Me Too si mangiano il seccatore.

Fuggono insieme su un furgone: Maryland, Missouri, Iowa, Minnesota, Nebraska, un vero on the road.

Luca Guadagnino è ambizioso. Quindi la narrazione è tronfia di temi classici: movie on the road, solitudine, sociologia dozzinale, horror, storia d'amore, coming of age, cannibalismo.

Maren e Lee sono cannibali. Sotto il loro bell'aspetto uccidono e si nutrono i cadaveri. Non hanno amici e tutti li evitano. Guadagnino espone il concetto di marginalizzazione:

"Il termine marginalizzato è fondamentale. Ho questa idea dell'isolamento, credo che tutti durante la pandemia abbiamo provato un isolamento profondo, ma abbiamo bisogno di contatti per capire chi siamo. … Questo film realizzato durante il periodo pandemico e questa sensazione di non sapere chi sia la propria tribù, il non avere contatti sociali ci ha colpito. I protagonisti non hanno una vera identità ma grazie all'amore trovano il coraggio di crescere." (2)

Il regista solamente con la pandemia si è reso conto della solitudine nel mondo, e di come gli adolescenti possono avere dei problemi di crescita, di umore, di relazione. La coppia viaggiando si conosce, confrontando le esperienze, ovviamente quelle nascoste.

La prospettiva sociale è il tema del midwest, quello silenzioso e umorale della provincia. È intrigante vedere un italiano impossessarsi della tematica e cercare di rafforzarne il significato:

Ho visto un paese così disperatamente appeso a un insieme di valori che visivamente si rifletteva nelle immagini degli anni ’80… Credo che gli Stati Uniti siano immersi in una nostalgia di sé che la rende il paese più lungimirante e anche il più congelato.” (3)

il midwest è perfetto per la trama. Se i cannibali, Maren e Lee, vivessero New York, sarebbero snobbati e considerati come dei eccentrici nemmeno particolarmente stravaganti. Invece, nel midwest devono svignarsela appena si ingozzano di una falange.

Il film è pure una storia d'innamoramento. Lee e Maren si conoscono, si amano, si trovano piacevoli. È un amore intenso:

"Il mio Bones and all? E' un film cannibale, ma anche la storia d'amore più intensa che ho girato." (4)

E' naturalmente un amore difficile. Gli amore adolescenziale hanno degli ostacoli ormonali, di comunicazione, anche se mangiano hamburger anziché carne umana. Condividono il loro segreto e si perdonano di tutto perfino le fughe omosessuali in un parco per procurarsi carnagione fresca.

Infine il cannibalismo:

E' stato molto posto l'accento sulla questione del cannibalismo perché è vero, i protagonisti più che cannibali sono 'eaters', hanno questa sorta di malattia, non possono resistere, sono condannati per loro natura a essere questa cosa. Ma all'interno di questa natura impossibile che li strappa dalla società e li rende degli emarginati, nasce una storia d'amore tra il personaggio di Taylor Russell e quello di Chalamet e il film per me è forse la storia d'amore più intensa che ho girato, che è quasi finale, come storia d'amore." (5)

È interessante l'opinione Guadagnino, il quale lo ritiene una malattia. In base ai suoi approcci culturali mi aspettavo lo sviluppo di un vaccino contro l'antropofagia. È maggiormente imbarazzante quando sembra accusare la società di cannibali fobia. Conferma di come la carenza di cinema di qualità stia nella scrittura di soggetti e sceneggiature per la sottomissione culturale a regole nefaste. Aboliamo la sociologia e potremmo ritrovare un buon cinema.

I due ragazzi sono le personalità primarie.

Maren è una adolescente con scarsa conoscenza della vita, a causa della sua parziale segregazione. Ha un'esistenza limitata e ne conosce la ragione. La sua solitudine è profonda. La madre se ne andata da anni. Addirittura il padre l'abbandona. D'altronde necessita di una realtà onorevole. Maren è malinconica, tormentata, spaventata, senza speranza. Questi sentimenti l'hanno resa noiosa, instabile. Probabilmente per queste ragione Taylor Russell ha vinto il Leone d'oro come migliore attrice emergente - Premio Mastroianni.

Almeno Lee è un ribelle, mentre essa è insicura e scoraggiata. Forse anche Lee è impensierito e angosciato ma non lo evidenzia. È cinico, cattivo. Sa bene dove colpire. È omofobo. Infatti fra le tante prede possibili, sceglie un effeminato giostraio proprio perché considera gli omosessuali deboli anche se consuma un rapporto anale prima di ucciderlo. Lee è maturo, forte, disilluso. Anch'esso si innamora della ragazza ma per combattere l'emarginazione.

Maren nei tanti dialoghi ricerca un paragone. Vuole comprendere le sensazione degli altri cannibali. Lee è assennato, conscio. Lei vuole una complicità e, in Lee trova la sicurezza e il conforto di poterci convivere. Le discussioni avvengono sul furgone (il regista con questa banalità ci vuole ricordare di essere di fronte a un road movie) parcheggiato nella campagna, in posti naturali, sereni, tranquilli in contrasto con i racconti rabbiosi.

La struttura di Bones and All è composta di una presentazione dei personaggi rapida e incisiva. L'autore non si dilunga in costruzioni psicologiche artificiose e lente. Inoltre salta giustamente gli elementi descrittivi, entrando subito nella trama.

La breve introduzione è seguita dal conflitto immediato. La consapevolezza del cannibalismo, la fuga e l'incontro con la madre, l'unica persona che potrebbe aiutarla a capire. È una sezione fragile, incerta, mal scritta a eccezione dell'apparizione del bizzarro ma umano Sully, un vecchio e compulsivo cannibale.

I vincoli sono tutti sciolti: la percezione della realtà, la volontà di avere una vita normale e insignificante, un amore giudizioso, e soprattutto il decisivo, crudele e determinante colloquio con la madre.

I colpi di scena ci sono ma è l'apparizioni di Sully ha elevare la profondità. Sully è un miscuglio di umanità penosa e cannibalismo pietoso. Il suo sconvolgente isolamento è spaventoso, Maren lo calpesta con malvagità.

Il regista esalta l'on the road. Il road movie è il classico americano per eccellenza dopo il western. Lo racconta Guadagnino:

Ho sognato molto di fare cinema sull'immaginario di quello americano. Forse ho sempre cercato di rimandare l'argomento per timore, finché l'occasione si è manifestata quando David (Kajganich) mi ha fatto leggere il copione. Nel momento in cui ho letto la sceneggiatura ho inevitabile visto in questa storia un qualcosa che mi ha attratto profondamente, è stato molto naturale." (6)

Il road movie è l'immaginario americano, per il regista basta guidare un pick-up in una strada infinita per esaltare il topos del viaggio. In realtà crea è un rimasticamento di mediocrità e conformismo. Nel cammino di Guadagnino si parte in stato di peccato o d'ignoranza per peggiorare. Il massimo della superficialità è il riciclo del pick-up, su cui Timothée Chalamet si mette in posa.

Al road movie si aggiunge il topos dell'horror.

L’horror come genere è meno interessante perché gioca con serie limitate di regole, e la ripetizione di quelle regole può essere divertente se vuoi passare una giornata al cinema senza pensare, con i popcorn, a guardare Final Destination. Oppure può essere un’esperienza potenziante, o quella di un grande intellettuale che riflette su quei codici, come Kubrick con Shining. Ma per lo più è solo ripetizione. È come il Comfort Food. Tranne che il Comfort Food è il cibo che ti fa star male dopo averlo mangiato perché, sebbene all’inizio abbia un buon sapore, è anche pesante e troppo elaborato. Dico tutto questo da grande fan dei film horror e, grazie a Suspiria, da regista. Penso che continuerò a fare film horror nella mia vita, anche se Bones and All non è un film horror di per sé.” (7)

Quantunque Guadagnino nell'intervista abbia discreditato l'horror, il genere ha una cinematografia autorevole con tanti autori eccezionali, con pellicole diventate dei classici. Il pregio dell'horror è la scrittura, la possibilità di plasmare narrazioni con molta più libertà. Guadagnino ha già lavorato sull'horror, consegnando al mondo intero il remake di Suspiria. Un passo importante, basilare: è riuscito a distruggere un'inappuntabile film. È la solita vanità di Guadagnino, annoia imperterrito gli spettatori, questo è un autentico horror.

Quando la tensione non appare, il regista intelligentemente lo corregge con una colonna sonora particolareggiata, ottima per coprire le lacune ma forse eccessiva.

Buona è la fotografia, come nella casa di Sully, con una luce inquietante delle pareti per accresce il mistero del luogo, espressione più misera per le immagini di donne nude appese.

Il flashback rivelatore è orale, la voce del padre registrata su una cassetta. La ragazza l'ascolta attentamente a puntate. Il sangue scarseggia, lo splat non è sfruttato.

Il rapporto fra i adolescenti è tutta dialoghi piacioni e volutamente affettati. La camera costantemente sui personaggi, c'è attenzione sul loro confronto.

Alcune scene simboliche. Maren si libera dal fardello del suo passato, dopo la visita alla madre. Getta la foto a terra e scappa da Lee.

Se Sully è la figura laterale meglio delineata anzitutto per la recitazione di Mark Rylance, il carattere della madre, con le sue braccia mozzate, è invece il punto inferiore.

Bones and All non è tutta colpa di Guadagnino. La sceneggiatura ha vuoti a sufficienti per innescare la autodistruzione del pubblico. Il merito del regista è semplificarsi il lavoro, usando una linearità del racconto appena cervellotica per il flashback registrato.

I principi etici non esistono, quello sociale è irrilevante, privo di logica.

Più che un horror, il film assomiglia una parodia tipo l'Esorciccio con il mitico Ciccio Ingrassia.

E come disse Dante Alighieri parlando del poetico antropofago Ugolino: “poscia, più che ‘l dolor, poté il digiuno.” E sono infatti dolori arrivare alla fine.

  1. Ewald Volhard, Il cannibalismo. Civiltà, cultura, costumi degli antropofagi nel mondo, Mondadori, Milano, Oscar Storia, I edizione, 2019

  2. https://movieplayer.it/articoli/bones-and-all-intervista-timothee-chalame-luca-guadagnino-venezia-2022_27592/

  3. https://www.ciakmagazine.it/festival/luca-guadagnino-lincontro-con-bones-and-all-e-con-timothee-chalamet/

  4. https://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2022/07/28/news/guadagnino_bones_and_all_quella_tra_i_giovani_cannibali_sara_la_mia_storia_damore_piu_intensa-359500688/

  5. https://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2022/07/28/news/guadagnino_bones_and_all_quella_tra_i_giovani_cannibali_sara_la_mia_storia_damore_piu_intensa-359500688/

  6. https://movieplayer.it/articoli/bones-and-all-intervista-timothee-chalame-luca-guadagnino-venezia-2022_27592/

  7. https://www.ciakmagazine.it/festival/luca-guadagnino-lincontro-con-bones-and-all-e-con-timothee-chalamet/


Roberto Matteucci

https://www.facebook.com/roberto.matteucci.7

http://linkedin.com/in/roberto-matteucci-250a1560

“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

https://www.popcinema.org
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