La liberazione di Budapest e Sándor Márai

Budapest

Széchenyi Chain Bridge

La liberazione di Budapest e Sándor Márai

Autore: Roberto Matteucci

Photo credit: popcinema.org

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Budapest è la città di Sándor Márai. Nacque a Košice, allora parte del Regno d'Ungheria, e morì suicida a San Diego, negli Stati Uniti. Ma Sándor Márai è legato indissolubilmente a Budapest: il luogo della sua formazione, delle tragedie della Seconda guerra mondiale, dell’occupazione nazista e della liberazione da parte dell’Armata Rossa.

Budapest è, dunque, letteratura:

… Budapest, c'era ancora traccia di questa generazione. Quegli eccellenti scrittori, dimenticati e senza successo, che vivevano la vita di un eretico nella caverna, avevano lasciato un ricco viatico.” (1)

Nel catartico libro Liberazione una giovane ragazza, Erzsébet, corre per le strade di Budapest, alla disperata ricerca del padre. Budapest è assediata. I russi sono già entrati a Buda e i tedeschi sono determinati a difendersi. Gli abitanti e i profughi sono ammassati dentro gli scantinati per proteggersi dai bombardamenti. Manca poco alla liberazione.

Un giro per Budapest è una passeggiata nel fascino della città, con quella patina di storia che avvolge i suoi palazzi, le sinagoghe, i ponti, le terme, il castello.

Széchenyi Chain Bridge

PONTE DELLE CATENE

Dove andare ora? le viene in mente un indirizzo, un indirizzo di Buda... e quasi correndo si avvia verso il Ponte delle Catene. La maggior parte dei ponti quella sera era ancora in piedi. Il Ponte delle Catene, quel grande corpo aggraziato che con la sua bella sagoma era stato parte dei percorsi quotidiani di Erzsébet per tutta la sua infanzia e giovinezza, quel corpo leggero, aereo, sospeso sul grande corso d'acqua, con i gabbiani sopra i pilastri, quel grande corpo familiare cinge delicatamente e sostiene con le sue forti braccia il lieve peso di Erzsébet che si affretta. Attraversa il ponte quasi di corsa. Da ogni parte, sentinelle che la seguono con lo sguardo; alle catene di sospensione sono fissate cariche di ecrasite. Erzsébet ha la sensazione di percorrere per l'ultima volta il marciapiede di quel ponte così familiare.” (2)


Budapest

Hungarian Parliament


PARLAMENTO

È una sera luminosa, di luna piena. Alla sua destra vede le rovine del Ponte Margherita, che è stato fatto saltare; con la testa dal lato di Pest sprofondata nell'acqua, il ponte sembra ora un mostro preistorico chinato sul fiume antico, il Danubio, un gigantesco rettile crollato sulle ginocchia, ferito da un crudele cacclatore... Ma la città, che non ha più neanche una luce, con le sue sagome scure è ancora viva sotto il chiaro di luna. Sulla riva destra, la grande scenografia con la Fortezza, la sede del primo ministro e a lato il Parlamento, tutto ciò che è storia scolpita nella pietra, simbolo di orgoglio e ostentazione, è ancora al suo posto.” (3)


Matthias Church, Mátyás-templom, Budapest

Matthias Church, Mátyás-templom, Budapest

BUDA

… quando i primi carri armati russi erano apparsi dall'altra parte del fiume, in una grande piazza di Buda.” (4)

BUDA

Tabán Park sopra il castello “ Erzsébet attraversa il parco del Tabán. Qui i preparativi bellici sono particolarmente scenografici, i giganteschi carri armati .. sono schierati in prima linea e ovunque sono state scavate trincee.” (5)



St. Stephen's Basilica, Szent István-bazilika

St. Stephen's Basilica, Szent István-bazilika





PEST

… ma gli ebrei di Pest e i perseguitati politici, chiudi nelle loro case del ghetto contrassgnate dalla stella gialla o nascosti in abitazioni private ...” (6)


Great Synagogue Budapest, Dohány Street Synagogue

Great Synagogue Budapest, Dohány Street Synagogue




GHETTO

“… a Pest corre “Erzsébet attraversa Disz tér suona al portone di un piccolo palazzo. Suona a lungo, nessuno risponde. Tutto fa credere che il palazzo sia deserto.” (7)


  1. Sándor Márai, Terra, terra!, Föld, Föld!, Adelphi, Milano, 2005

  2. Sándor Márai, Liberazione, Edizioni Mondolibri, Milano, 2008, pag. 23

  3. Sándor Márai, Liberazione, Edizioni Mondolibri, Milano, 2008, pag. 24

  4. Sándor Márai, Liberazione, Edizioni Mondolibri, Milano, 2008, pag. 16

  5. Sándor Márai, Liberazione, Edizioni Mondolibri, Milano, 2008, pag. 32

  6. Sándor Márai, Liberazione, Edizioni Mondolibri, Milano, 2008, pag. 17

  7. Sándor Márai, Liberazione, Edizioni Mondolibri, Milano, 2008, pag. 24

Roberto Matteucci

https://www.facebook.com/roberto.matteucci.7

http://linkedin.com/in/roberto-matteucci-250a1560

“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

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